Imposte

La Svizzera accelera sui bilaterali

di Alessandro Galimberti

Entro il prossimo autunno la Svizzera sarà pronta per siglare i trattati bilaterali per lo scambio automatico di informazioni fiscali. Dopo la svolta storica del 6 maggio scorso a Parigi – quando con Singapore firmò la "resa" sul segreto bancario in sede Ocse – il governo di Berna accelera per arrivare al più presto al nuovo «Level Playing Field» che, per restare alle parole stesse del Consiglio Federale «migliora la reputazione della Svizzera e della sua piazza finanziaria in materia fiscale» e soprattutto, la leva dagli impicci della black list commerciale e le evita la messa al bando dai mercati finanziari globali.
L'efficienza dell'esecutivo nel dettare i tempi a Parlamento e Cantoni – in sostanza quattro mesi per licenziare definitivamente le bozze guida dei trattati – non lascia per strada comunque i desiderata della Confederazione. Che, se ha deciso per ragioni invalicabili di soprassedere al segreto bancario, non è disposta a farlo se non a parità di condizioni con gli altri paesi "black" o quasi "black", seguendo un unico standard globale, rispettando il principio di specialità – le informazioni scambiate devono servire soltanto allo scopo contrattato – ed estendendo l'identificazione anche ai trust e alle altre strutture finanziarie schermo.
La predisposizione delle bozze resta in ogni caso il semplice avvio interno dell'iter verso lo scambio di informazioni fiscali con il resto del mondo (Ocse e G20 e Stati Uniti). Una volta perfezionato questo percorso scatterà la fase due dei bilaterali, che per la Svizzera significa innanzitutto l'accordo con l'Unione europea – considerato che il commissario alla fiscalità ha bloccato nei mesi scorsi inziative "spot" dei 28 – e con l'Ocse, mentre la questione Facta (Usa) viaggia su un binario più spedito.
Il tema di fondo è «quando» prevedibilmente potrebbe partire il dialogo diretto tra le autorità fiscali della Svizzera con l'Ue, da cui dipende in sostanza la questione del rientro del "nero" italiano. I tempi di definizione dell'accordo con l'Ue – dato che i singoli Paesi non possono più trattare "spot" in materia fiscale, diffidati dal commissario alla fiscalità – saranno celeri, ma la ratifica parlamentare rischia di sfondare il termine ultimo del 2017, evocato a Parigi il 6 maggio scorso come data di addio al segreto bancario. Ancor più imprevio appare il percorso con l'Ocse, che prevede un iter di bilaterali reciproci tra Paesi.
Intanto però, nell'attesa che si completi lo scenario internazionale, ieri il ministro delle finanze elvetico, Eveline Widmer-Schlumpf, ha dedicato un pensiero anche alle questioni italiane, in particolare alle nuove ipotesi di voluntary disclosure. Secondo la ministra l'Italia – mai citata direttamente – dovrebbe fare attenzione a trattare in modo eguale il rientro "incentivato" dalla Svizzera rispetto a quello dagli altri paesi vicini e concorrenti (Austria e Lussemburgo). Nel vecchio Dl 4/14, decaduto a fine marzo, il trattamento sanzionatorio per i rientri dalla Confederazione era più penalizzante. Ma il motivo era di tutta evidenza: la Svizzera, fino a nuovo ordine, è un paese black list.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©