Controlli e liti

Giustizia tributaria, appello al presidente Conte

di Federica Micardi

La riforma della giustizia tributaria è una necessità emersa da più parti, ma l’intenzione espressa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in diverse occasioni - tra cui il discorso di fine anno - di eliminare un grado di giudizio preoccupa molto. Così come spaventa l’idea che la materia venga affidata alla Corte dei conti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 30 ottobre).

E dopo interventi individuali contro queste proposte da parte di singole rappresentanze, ieri le 14 sigle che partecipano al tavolo organizzato dall’Amt (Associazione magistrati tributari), che rappresentano le professioni maggiormente coinvolte nell’applicazione della giustizia tributaria proprio per lavorare su una proposta di riforma, hanno deciso di scrivere una lettera al premier e chiedere un incontro in tempi brevi. Obiettivo: discutere ed elaborare insieme ai tecnici ministeriali «una riforma condivisa e più idonea per l’istituzione di un servizio giudiziario funzionale al superiore interesse della giustizia e rispettoso dei diritti dei cittadini», si legge nella lettera inviata ieri, che sottolinea la volontà di aprire un confronto anche sull’istituzione della quarta magistratura professionale sotto l'amministrazione della presidenza del Consiglio dei ministri.

La lettera rimarca la volontà di tutti i firmatari di collaborare fattivamente con le istituzioni, mettendo a disposizione le proprie competenze professionali per giungere ad una soluzione condivisa.

Hanno firmato questa richiesta: magistrati (Amt), istituzioni (Cnf, Cndcec, Ocf), i sindacati (Adc, Anc, Anti, Uncat), le accademie e gli osservatori (Aipdt, I/d, Igs, Ogt, Oida, Ssdt).

La proposta del premier non piace perché - come ha spiegato ieri il presidente dell’Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi (Uncat) Antonio Damascelli durante un convegno sul tema - «la riforma della giustizia tributaria deve rispettare la Costituzione. Condizione che non viene assolta dalle proposte avanzate dal premier Conte nella conferenza di fine anno e, prima ancora, dall’ufficio di presidenza della Corte dei conti. Sembra si tratti di un progetto politico non compatibile con i principi costituzionali».

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