Il CommentoImposte

Per il successo del reshoring è centrale la riforma complessiva del transfer pricing

Necessario allocare l’imponibile in modo da attribuire un ruolo più consistente all’Italia

di Gianni Vivona

Da più parti si afferma che è arrivato il tempo di avviare in Italia una politica fiscale che faciliti il reshoring, ovvero il rientro di società italiane dall'estero. Non si può che concordare sulla necessità di tale intervento domestico di natura attrattiva. È però utile coordinarlo con vari aspetti di fiscalità internazionale – come la disciplina dei prezzi di trasferimento (transfer pricing) che regola i rapporti commerciali e finanziari tra società del medesimo gruppo residenti in Paesi diversi – e che, a seconda delle circostanze, può facilitare o complicare l'effettiva concretizzazione del reshoring.

Una decisa politica di reshoring sarebbe epocale e strategica per l'Italia: essa potrebbe generare un avvio della crescita della nostra economia reale tale da intercettare la domanda di opportunità, per molte multinazionali, di rimodellare la loro struttura di business dopo l'impatto economico della pandemia globale. È dunque auspicabile che l'Italia si faccia trovare pronta, con strumenti fiscali da mettere in campo, per uscire dal suo ruolo oggi secondario nel panorama della pianificazione fiscale internazionale. Tali strumenti possono essere di natura domestica o internazionale. Dei primi si è da più parti discusso evidenziando l'enorme lavoro di riforma che urge avviare; dei secondi si è al momento discusso meno, ma essi svolgono un ruolo altrettanto centrale.

Dal punto di vista pratico, prima di avviare il reshoring ogni multinazionale guarda alla normativa e all'environment fiscale esistente o futuro dei singoli ordinamenti; ma i profili domestici, per quanto centrali, non sono gli unici aspetti su cui la multinazionale pone la propria attenzione. Ogni gruppo societario con ramificazioni globali sa bene che il reshoring è un'operazione che, inevitabilmente, crea un impatto quantomeno bilaterale tra Stati. Basti pensare al nuovo bilanciamento delle funzioni intra-gruppo rispetto allo Stato da cui ci si intende spostare: aspetto che implica rilievi fiscali internazionali ben disciplinati dalle disposizioni del transfer pricing. Per tale ragione, in attesa della “grande riforma” del sistema fiscale italiano, la specifica disciplina del transfer pricing potrebbe già ricoprire un ruolo centrale al servizio del reshoring. Tale ruolo è finalizzato a rafforzare il nuovo business model, permettendo una diversa allocazione del reddito imponibile, lungo una catena del valore che attribuisca un maggior ruolo all'Italia.

Il profilo internazionale potrebbe però rappresentare – di contro – anche un deterrente al reshoring, per varie ragioni: una tra tutte, l'impatto dell'exit tax dalla prospettiva degli Stati di provenienza. Queste sono considerazioni concrete che ogni multinazionale dovrà affrontare, tenendo conto sia del vantaggio di muoversi verso l'Italia nel medio-lungo termine, sia di una specifica road map sulla cui base “sostanziare” tale trasferimento agli occhi delle amministrazioni fiscali straniere, con un impatto finanziario che – secondo stime da compiere ad hoc – dovrà essere compensato dai benefici futuri. Ragione ulteriore, quest'ultima, per spingere l'Italia ad una seria riforma della fiscalità domestica che permetta, da subito, di intravedere e calcolare tali benefici; e ciò a pena di dissuadere le multinazionali dal trasferirsi in Italia.

Un transfer pricing ben strutturato rappresenta quindi uno strumento normativo, certo non l'unico, in cui incorniciare la politica domestica del reshoring e l'attrazione in Italia di nuovi investimenti che non generino contenziosi tra gli Stati interessati dalla specifica operazione di reshoring.

Infine, non possiamo non menzionare il fatto che, accanto ad una ben delineata disciplina – soprattutto sovranazionale - del transfer pricing, la nostra attuale normativa domestica dispone già di alcune misure, per società e persone fisiche, che vanno in quella direzione: ad esempio, rispettivamente, la disciplina sul patent box e quella sul rientro o arrivo dei “cervelli”.

In conclusione, urge quindi avviare un tavolo di lavoro con tutti gli stakeholders. Lavorare su tutti i fronti qui citati garantirebbe la coerenza di un disegno strategico indispensabile per la crescita dell'economia nazionale; tenendo conto che alcune specifiche materie, come il reshoring, richiedono analisi complesse, dal punto di vista sia domestico che internazionale.