Professione

Il Consiglio nazionale appoggia la decisione dei sindacati

Non saranno inviate le dichiarazioni periodiche trimestrali Iva (Lipe) e non si presenziarà presso Ctp e Ctr

di Federica Micardi

I commercialisti tornano ad incrociare le braccia per protestare sul fisco. Lo scioperò si svolgerà dal 15 al 22 settembre compresi; la proclamazione è stata fatta ieri.

Si tratta della seconda protesta ufficiale, dopo quella indetta a settembre 2019 contro gli Isa. La decisione è stata presa dalle nove sigle sindacali della categoria (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec e Unico) e tra i principali motivi c’è la mancata proroga dei versamenti in scadenza il 20 agosto.

Per otto giorni i commercialisti si asterranno dall’invio delle dichiarazioni periodiche trimestrali Iva (Lipe) e dal presenziare presso le Commissioni tributarie.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’immotivato rifiuto ad accogliere l’istanza di proroga al 30 settembre 2020 dei versamenti derivanti dall’autoliquidazione dei modelli dichiarativi. Una proroga che solo l’anno scorso era stata concessa perché strumentale alla pubblica amministrazione. Oggi a causa della pandemia c’è una sovrapposizione di scadenze ed adempimenti che i professionisti definiscono intollerabile, da qui la richiesta di rinvio.

Per avere un’idea della mole di lavoro a cui i commercialisti sono stati chiamati in questi ultimi mesi, per consentire l’accesso agli aiuti straordinari messi in campo per le imprese, bisogna sommare agli oltre 50 decreti emanati anche le circolari di Inps, Inail e dell’agenzia delle Entrate. Va poi aggiunto il decreto agosto che il Governo sta approvando in queste ore.

«È la mancanza di dialogo e di rispetto che ci ha fatto scendere in campo - spiega la presidente di Adc, Maria Pia Nucera - e cercheremo di coinvolgere tutte le categorie possibili perché scioperiamo per migliorare l’efficienza del sistema nell'interesse di tutti».

Il presidente dell’Anc Marco Cuchel è preoccupato per la totale mancanza di ascolto da parte del mondo politico: «Procrastinare l’acconto di novembre e non preoccuparsi degli acconti di agosto - afferma - denuncia uno scollamento dalla realtà; per l’attività che svolgiamo - aggiunge -abbiamo chiaro lo stato di salute del sistema economico, e se lanciamo un allarme sulla liquidità dovrebbero ascoltarlo e non ignorarlo».

Il presidente dell’Unione giovani Matteo De Lise evidenza la miopia del Governo: «Molti imprenditori non saranno in grado di versare le tasse ad agosto, attenderanno quindi la cartella e pagheranno in forma rateizzata nell’arco di due anni; se si vuole incassare entro l’anno la proroga a fine settembre è soprattutto nell’interesse dell’esecutivo» sottolinea.

La protesta consisterà in un ritardato invio dei dati, che sono merce preziosa per l’agenzia delle Entrate, in base ai quali può fare controlli incrociati e verifiche. «La nostra astensione - sottolinea il presidente dell’Aidc Andrea Ferrari - sarà supportata dal coinvolgimento di tutti gli ordini d’Italia , anche attraverso manifestazioni locali e nazionali di protesta, alla cui organizzazione saranno invitati a partecipare tutti i colleghi, le sezioni dei sindacati e degli Ordini territoriali».

La proclamazione dello sciopero per il presidente della categoria Massimo Miani, è una scelta giusta e inevitabile che trova il pieno sostegno del Consiglio nazionale.

Nonostante le regole stringenti entro cui i commercialisti possono scioperare - devono dare almeno 15 giorni di preavviso, garantire la presenza in studio almeno 2 ore al giorno e non possono astenersi su una serie di adempimenti considerati essenziali - esiste la possibilità di scioperi a catena che potrebbero creare non poche difficoltà.

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