Il CommentoProfessione

Alla fiscalità d’impresa servono riforme, non interventi assistenziali

di Antonio Damascelli

Come avvocati tributaristi e come consulenti delle aziende sappiamo che la fiscalità d’impresa può essere leva di crescita e di produttività.

La crisi da Covid-19 che stiamo vivendo potrebbe essere l’occasione per pensare seriamente a una riforma fiscale di ampio respiro, se pur procedendo in progress, superando l’approccio emergenziale e a-sistemico finora seguito e facendone una leva di sviluppo del Paese.

Il webinar organizzato da Uncat in collaborazione con la Scuola di Formazione, dedicato al tema “la fiscalità dell’impresa nella legislazione da Covid” ha evidenziato gli aspetti critici e contraddittori della legislazione di emergenza rispetto a un obiettivo, quello della crescita, che il Governo stesso si è impegnato a raggiungere.

L’Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi ritiene che i decreti assistenziali emanati durante la fase pandemica non aiutino le imprese, mentre questa sarebbe l’occasione buona per mettere mano a un progetto che abbia delle prospettive organiche, epocale, dotato di un’anima, ma non il respiro corto degli interventi spot a seconda degli interessi particolari, altrimenti di riforma fiscale è meglio non parlarne.

Vari i comparti strategici esaminati dai relatori. Giulio Andreani, parlando della transazione fiscale, ha stigmatizzato il rinvio dell’entrata in vigore del codice dell’impresa che, relativamente a questo istituto, contiene in sé il superamento delle criticità attuali quali i tempi lunghi di risposta da parte del fisco, a fronte di tempi rapidi, mentre il tipo di discrezionalità imporrebbe di approvare le proposte convenienti all’erario. Per Andrea Carinci «il decreto rilancio ha introdotto una serie di misure volte a sospendere ovvero rallentare l’azione dell’agente della riscossione, in modo da consentire un’immissione di liquidità nel sistema. Le misure adottate tuttavia non convincono appieno, in quanto appaiono troppo puntuali e asistematiche«.

Fabio Ciani ha evidenziato come «la disposizione sul rafforzamento patrimoniale delle imprese – previsto dall’articolo 26 del decreto legge rilancio - favorisce l’ingresso di nuovi soci, attraverso l’aumento di capitale e i sovrapprezzi, ma il limitato orizzonte temporale di 6 mesi per operare gli investimenti e la necessità dei decreti attuativi del Mef e delle autorizzazioni da parte della Commissione europea rischiano di rendere difficilmente attuabile la disposizione».

Per Giuseppe Zizzo, la crisi in corso dovrebbe essere una riflessione sull’esigenza di interventi strutturali, a iniziare da quelli per la revisione della determinazione del reddito d’impresa. «Si tratta di stabilire se operare con un semplice restyling del modello esistente, dunque intervenire sul modello della derivazione ricalibrando e riordinando le regole di variazione vigenti, o se orientarsi verso un modello nuovo». Anche per Angelo Cuva l’esperienza emergenziale dovrebbe spingere a rivedere il sistema delle agevolazioni fiscali in materia di calamità con una “rivoluzione copernicana” fondata sul principio costituzionale di solidarietà economica.

Già da questa estrema sintesi si può intendere come sarebbe possibile, sin da subito, effettuare scelte che- se pur nell’emergenza- potrebbero espandere effetti positivi non contingenti. Ed è quello che ci augureremmo.