Il CommentoAdempimenti

Rimborsi diretti dal Fisco in chiave anticrisi

Accredito in conto corrente in tempi certi per non gravare le casse aziendali e aiutare i lavoratori

di Paolo Conti e Michele Mariotto *

Nel momento in cui il Paese si accinge a imboccare la strada dell’agognata Fase 2, viene da chiedersi come sarà invece un’altra Fase 2, quella delle dichiarazioni dei redditi 2020, anno d’imposta 2019.

Presto la campagna fiscale dei 730 entrerà nel vivo e i Caf trasmetteranno al Fisco le dichiarazioni di milioni di lavoratori e pensionati.

La domanda che ci poniamo - e sulla quale coinvolgiamo anche i vertici dell’Economia - riguarda i lavoratori del settore privato che andranno credito nel proprio modello 730/2020. Saranno le aziende che fanno le veci dei sostituti d’imposta a dover rimborsare quei crediti sugli stipendi pagati da luglio ad ottobre. Ma quanti datori di lavoro avranno le risorse? Gli effetti della crisi, purtroppo, dureranno ancora per molto, e chissà quante saranno le aziende costrette ad attingere dai “pozzi” degli ammortizzatori sociali, salvo poi risultare incapienti all’atto finale del conguaglio, quando si tirano le somme sui debiti o crediti fiscali del dipendente. Insomma, il rischio concreto è quello di trovarsi di fronte a lunghe schiere di lavoratori con crediti fiscali pendenti che i datori di lavoro, causa Covid, non saranno in condizione di rimborsare.

Da qui le ragioni della nostra proposta: e se per quest’anno, su tutti i 730 (ci riferiamo ovviamente a quelli dei lavoratori occupati nel privato), fosse permesso di indicare lo Stato (nella fattispecie l’agenzia delle Entrate) come sostituto d’imposta, alleggerendo così dall’adempimento dei rimborsi il già provato settore produttivo? Il procedimento sarebbe analogo, in buona sostanza, a quello già in vigore da tempo per i cosiddetti 730 “senza sostituto”, pensati per agevolare l’eventuale rimborso di quei dipendenti che, in assenza di un datore di lavoro, sarebbero stati costretti a fare il modello Redditi (ex Unico).

Ma spieghiamo meglio. Normalmente la liquidazione degli importi (a credito o a debito) passa attraverso il datore di lavoro; solo per i soggetti senza sostituto esiste la possibilità di gestire il debito attraverso l’F24 con addebito automatico sul conto bancario del contribuente, mentre il credito viene rimborsato direttamente dall’Agenzia nel periodo che va da dicembre a febbraio successivi. La differenza, però, è che nei casi di credito il contribuente non se lo vede rimborsare automaticamente sul conto, ma dovrà recarsi, munito del modulo con il suo Iban allo sportello delle Entrate di competenza, il quale sportello, prima di far partire il rimborso, dovrà abbinarlo con procedura manuale alla sua posizione fiscale, senza tra l’altro poter verificare la corrispondenza tra l’Iban del conto e l’identità dell'intestatario.

Quello che dunque proponiamo è un’accelerazione dell’iter, riconvertendo, stavolta in chiave di accredito, la stessa identica procedura già messa in atto per gli addebiti. Per le dichiarazioni risultanti a credito si potrebbe quindi generare un flusso analogo a quello degli F24 a debito, che verrebbe preso in carico da Entratel. Così come oggi - previo controllo della banca - l’Agenzia provvede direttamente all’addebito, potrebbe un domani, una volta accertata la corrispondenza tra l’identità del contribuente e la titolarità del conto, far partire il rimborso, non oltre però un certo lasso di tempo impostato a priori, ad esempio entro il 15esimo giorno lavorativo dall’invio della dichiarazione, questo per consentire all’Agenzia di compiere il consueto giro di verifiche che oggi viene effettuato di routine prima di inviare il 730/4 al sostituto.

La novità, se ci pensiamo, è più concettuale che pratica, perché di fatto creare un flusso telematico che funzioni “a doppia mandata”, non solo in addebito ma anche in accredito, sarebbe tecnicamente elementare, non solo fattibile. Si tratterebbe solo di acquisire quella giusta elasticità di pensiero, ancor più necessaria in situazioni emergenziali come questa, per adattarsi velocemente all’idea di un cambio d’abitudine rispetto alle procedure ordinarie, cosa che tutti, oggettivamente, stiamo affrontando nelle nostre vite. E si consentirebbe a milioni di contribuenti di vedere fruibile e spendibile in pochi giorni il proprio credito, senza oneri per lo Stato.

*Direttore generale e consigliere delegato del Caf Acli