Professione

Niente indennizzo a fondo perduto per i professionisti che hanno percepito i 600 euro

Misura con valore minimo di mille euro per le persone fisiche e 2mila euro per le società

Artigiani, commercianti e coltivatori diretti: queste categorie vengono ricomprese nell’insieme di società di persone e capitali e rientrano nell’ambito dell’attività dell’Agenzia delle Entrate che sarà chiamata a erogare gli indennizzi a fondo perduto. I ristori sono riservati alle imprese che hanno subito un calo di almeno il 33,3% del fatturato. Gli indennizzi dovrebbero avere un valore minimo di mille euro per le persone fisiche e di 2mila euro per i soggetti giuridici. Va tuttavia precisato che ieri sera la norma risultava ancora in riformulazione e alcuni aspetti potrebbero cambiare.

Tra le altre condizioni, la bozza del Dl specifica che l’indennizzo non spetta ai soggetti la cui attività risulti cessata alla data del 31 marzo 2020. Sono poi escluse banche, confidi e altri intermediari finanziari. Sono anche esclusi, in questo caso per divieto di cumulo, i liberi professionisti titolari di partita Iva e cococo iscritti alla gestione separata, così come i lavoratori dello spettacolo e i professionisti ordinisti che hanno ottenuto i 600 euro di bonus a marzo, con il Dl Cura Italia, che vedranno confermato per il mese di aprile in automatico. Mentre a maggio per queste categorie l’indennizzo diventa selettivo, perché vengono introdotti dei paletti (mille euro per i liberi professionisti titolari di partita Iva che hanno avuto una riduzione di almeno il 33% del reddito nel secondo bimestre rispetto al secondo bimestre 2019 e ai cococo che hanno cessato il rapporto di lavoro all’entrata in vigore del nuovo decreto).

Tornando al contributo a fondo perduto per i soggetti titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita Iva, l’inclusione per artigiani e commercianti già beneficiari dell’indennità da 600 euro del Dl Cura Italia dipende dal fatto che sono considerati come imprese. «La maggior parte dei titolari di bar sono commercianti - spiega Marco Leonardi, consigliere del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri- una minoranza sono srl, devono essere trattati allo stesso modo e accedere al fondo».

L’intero impianto, su iniziativa dell’Economia, sembra molto diverso dal primo schema che era stato elaborato dal ministero dello Sviluppo e che era orientato alla creazione di un Fondo per il microcredito, a vantaggio dunque degli operatori economici più piccoli (si era ipotizzato fino a 9 dipendenti e fino a 1 milione di fatturato). La nuova versione prevede invece come soglia di accesso 5 milioni di ricavi massimi. L’indennizzo, che sarà erogato tramite l’Agenzia delle entrate direttamente su conto corrente o postale, almeno stando alla bozza avrà un’entità minima di mille euro per le persone fisiche e 2mila per i soggetti giuridici. Un prerequisito, comunque, è che il fatturato e i compensi di aprile 2020 siano calati almeno di un terzo rispetto allo stesso mese del 2019, calcolando gli importi sulla base della data della vendita o della cessione della prestazione di servizi. Questa condizione, comunque, non si applica a chi ha avviato l’attività dal 1° gennaio 2019.

Il valore effettivo del contributo sarà pari a una percentuale applicata alla riduzione del fatturato di aprile 2020 rispetto a quello di aprile 2019. Secondo tre fasce: 25% nel caso di ricavi 2019 fino a 100mila euro; 20% da 100mila a 400mila euro; 15% da 400mila euro a 5 milioni. Il testo emerso in questi giorni non indica un tetto, ma lunedì in un’intervista televisiva il ministro Gualtieri ha sottolineato che «si arriverà fino a 62mila euro possibili». La domanda di accesso, da inviare online dopo il provvedimento che emanerà l’Agenzia delle entrate, dovrà contenere anche l’autocertificazione di regolarità antimafia.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©