Imposte

L’europrogettista, «via d’accesso» ai fondi ma ancora sconosciuto

di Giuseppe Chiellino

L’ europrogettista , questo sconosciuto. E anche un po’ bistrattato. Questo è in estrema sintesi l’autoritratto dei progettisti per l’accesso ai fondi europei , emerso da un sondaggio di AssoEpi ( www.assoepi.com ), la neonata associazione che vuole porsi punto di riferimento dei professionisti del settore ma anche di aziende ed enti pubblici.

Nell’elenco di risposte alla domanda sulle principali criticità della professione di europrogettista, al primo posto figura infatti la difficoltà a incassare i compensi, nonostante tra gli interpellati circa un quarto lavori esclusivamente come dipendente. C’è poi la difficoltà del rapporto con i clienti, sempre molto restii a fornire informazioni sull’azienda al progettista che dunque ha maggiori difficoltà a fare un buon lavoro. Questo si riflette ed è coerente con altri due punti critici emersi dal sondaggio: la difficoltà a far comprendere il valore aggiunto dell’europrogettazione e la difficoltà a ottenere un contratto formale dai clienti.

Interessanti sono anche le risposte sull’entità dei compensi: per i progetti fino a 100mila euro nella maggior parte dei casi sono compresi tra il 3 e il 5% dell’importo. Ma in discreta percentuale sono anche più bassi. Per i progetti oltre i 100mila euro la percentuale media scende e prevalgono, anche se di poco, i casi in cui la parcella non supera il 3 per cento. Per le iniziative più complesse e per i professionisti più quotati si va oltre il 7 per cento. Queste percentuali, sostiene AddoEpi, si confrontano con le richieste ben più elevate che avanzano alcune società di consulenza di medie dimensioni. Le stesse che, in qualche caso, poi affidano l’incarico a un progettista esterno.

Il dato più allarmante, però, secondo il presidente Sergio Praderio, è un altro. Più del 10% dei professionisti interpellati, infatti, chiede solo un compenso variabile, in pratica lavora “a successo”: se il progetto passa viene pagato, se non passa resta a bocca asciutta. Più equilibrata è la situazione di quel 36% di professionisti che chiedono tra il 10 e il 30% di compenso fisso e il resto variabile. Dati, questi, che non possono non incidere sia sulla qualità dei progetti sia sulle possibilità di successo delle aziende italiane nell’accesso ai finanziamenti con Horizon 2020 o Sme Instrument: rispetto ai nostri concorrenti diretti siamo indietro di alcune decine di punti percentuali. Senza contare che moltissime imprese non conoscono le opportunità dei fondi europei o non ritengono necessario rivolgersi ad un consulente esperto per aderire al bando.

Nelle prossime settimane, con il patrocinio della Rappresentanza della Commissione Ue a Milano, l’associazione lancerà un sondaggio tra le imprese di tutte le regioni italiane con l’obiettivo di chiarire, tra l’altro, il grado di conoscenza e di partecipazione ai bandi europei, nazionali e regionali; il numero di progetti e il tasso di successo; le modalità adottate per partecipare ai bandi; il grado di utilizzo di consulenti esterni e il grado di soddisfazione. I risultati saranno pubblicati a giugno.

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