L'esperto rispondeAdempimenti

L’ampliamento della prima abitazione sconta l’Iva del 4%

di Marco Zandonà

La domanda

Per un ampliamento di abitazione “prima casa” non di lusso fatto con il “piano casa” che non modifica la destinazione d’uso dei locali ampliati e che non cambia categoria catastale dell’immobile, posso chiedere all’appaltatore dei lavori di applicare al preventivo dei lavori l’aliquota Iva al 4 per cento?
Posso altresì acquistare beni finiti (porte, finestre, inferriate) destinati a tale ampliamento sempre chiedendo di applicare aliquota Iva al 4 per cento?
S.R. – Roma

La risposta è affermativa. Fermo restando che l’Iva sugli interventi di ristrutturazione dell'esistente è pari al 10% (n. 127 quaterdecies tabella A, Parte III, Dpr 633/72), i lavori di ampliamento (contabilmente tenuti separati se contestualmente viene anche eseguita la ristrutturazione) in presenza dei requisiti di legge in capo al proprietario (residenza nel comune, non possesso nel comune di altra abitazione e in Italia di abitazione o porzione di abitazione acquistata con le agevolazione prima casa) sono soggetti all’Iva del 4% ai sensi del n. 39, Tabella A, Parte II, Dpr 633/72. In assenza dei requisiti si applica l’Iva con aliquota del 10% (n. 127 quaterdecies Tabella A, Parte III, Dpr 633/72). All’impresa occorre rilasciare una dichiarazione di possesso dei requisiti prima casa (eventualmente da inserire anche nel contratto di appalto) in modo da poter indicare in fattura la presenza dei requisiti di legge in capo al committente e che si rende applicabile l’Iva al 4% ai sensi del n. 39 (per i lavori) e del n. 24 (per i materiali acquistati direttamente dal committente), della Tabella A, Parte II, Dpr 633/72 (circolare 30 novembre 2000, n. 219/E).

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