Adempimenti

Spesometro, torna la possibilità di cumulare le fatture sotto i 300 euro

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Il Parlamento mantiene la parola. Dopo aver impegnato il Governo a semplificare lo spesometro e non applicare le sanzioni per il caos informatico che ha caratterizzato il primo invio con la risoluzione Sanga approvata alla Camera, è arrivato ieri il via libera della commissione Bilancio alle diverse richieste delle forze politiche di revisione delle modalità di invio delle comunicazioni dei dati delle fatture per il 2018 (in attesa della soppressione dall’anno successivo con l’introduzione dell’obbligo generalizzato dell’e-fattura nelle operazioni business to business). E lo fa anche riducendo il numero delle informazioni da comunicare all’agenzia delle Entrate.

A effettuare una sintesi dei correttivi è stato il relatore al Dl fiscale, Silvio Lai (Pd): «Con la norma, viene prevista la possibilità per il contribuente di trasmettere i dati annualmente o semestralmente, semplificando la procedura. Inoltre, si offre la facoltà di riepilogo cumulativo di tutte le fatture di un’impresa inferiori a trecento euro. Per gli errori commessi nell’invio dei dati delle fatture del primo semestre 2017, sono abolite le sanzioni, purché tali errori siano sanati con un nuovo invio da effettuarsi entro febbraio 2018». Intervento che, aggiunge sempre Lai, recepisce le «segnalazioni giunte dal mondo dell’impresa» e dei professionisti.

Ma vediamo nel dettaglio. Il confronto sulla tempistica della trasmissione tra Parlamento, che si spingeva a chiedere un unico adempimento(come per il vecchio spesometro fino alle fatture 2016), e l’amministrazione finanziaria, che al contrario era propensa a concedere anche per il 2018 un doppio invio, si è concluso con una soluzione salomonica: sarà il contribuente a scegliere se trasmettere i dati con cadenza semestrale o annuale.

La vera semplificazione, in realtà, riguarda il numero dei dati da inviare. Ad esempio scompare una delle informazioni del tutto superflue per le comunicazioni Iva, come il codice di avviamento postale (Cap) della controparte commerciale. Secondo il correttivo approvato bisognerà indicare nella comunicazione: la partita Iva dei soggetti coinvolti nelle fatture o il codice fiscale per chi non è impresa o professionista; la data e il numero della fattura; l’imponibile Iva, l’aliquota applicata e l’imposta; il tipo di operazione nel caso in cui l’Iva non sia indicata in fattura.

La riduzione dei dati da inviare passa anche dal numero dei documenti da trasmettere. Le fatture emesse o ricevute di importo inferiore a 300 euro potranno essere registrate cumulativamente (come nel vecchio spesometro) e il contribuente potrà scegliere di “segnalare” solo il documento riepilogativo. Altra novità riguarda, poi, l’esonero delle Pa dall’obligo di inviare i dati delle fatture emesse nei confronti di consumatori finali.

La sterilizzazione delle sanzioni si applica soltanto alle difficoltà che hanno caratterizzato il primo tormentato invio che è arrivato a scadenza, dopo diverse proroghe, lo scorso 16 ottobre. In sostanza, non saranno dovute le sanzioni di 2 euro per ogni fattura trasmessa erroneamente (nel limite di 1.000 euro per trimestre) né tantomeno la penalità da 200 a 2.500 euro per chi ha esercitato l’opzione per la trasmissione facoltativa dei dati fattura.

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