Professione

Dalle professioni arriva l’allarme sulla liquidità

di Federica Micardi

Lo s plit payment spaventa i professionisti. Questo meccanismo, che prevede la scissione tra valore della prestazione e l’Iva con il versamento della prima al fornitore e della seconda all’erario, è stato introdotto nel 2015 nei rapporti tra imprese private e pubbliche amministrazioni, per contrastare il fenomeno dell’evasione dell’Iva; ora la manovra correttiva allo studio prevede che venga esteso anche alle società pubbliche, alle società quotate e ai professionisti.

La presidente del Comitato unitario delle professioni Marina Calderone sottolinea come «L’estensione del versamento diretto dell’Iva ai professionisti può creare problemi di liquidità in quanto la mancata riscossione delle somme creerà uno squilibrio finanziario dovuto al pagamento diretto dell’Iva a debito ai propri fornitori che non sarà bilanciato dalla riscossione dell’Iva a credito dai propri clienti . La norma - prosegue Calderone - potrebbe essere equilibrata ove fosse rimasta inalterata la quota di compensazione, ma la riduzione del limite da 15 mila a 5mila euro delle somme a credito Iva oltre il quale è necessario porre il visto di conformità renderà difficoltosa la gestione del credito con problemi di liquidità e di potenziale ricorso al credito bancario».

Preoccupati per la novità contenuta nella manovra correttiva attualmente in discussione anche gli architetti, una professione che spesso si trova a lavorare per le pubbliche amministrazioni. «Questa norma è impropria e fuori luogo - afferma Massimo Crusi, tesoriere del Consiglio nazionale degli architetti - in un contesto economico che vede le professioni in difficoltà viene introdotta una norma che, di fatto, anticipa le tasse e assorbe circolante, e ciò viene fatto con benefici praticamente nulli per lo Stato ma con effetti pesanti per i professionisti». Crusi sottolinea come, tra ritenuta e mancato versamento dell’Iva, su una fattura di 10mila euro al professionista arrivano in tasca 5.800 euro, con un “taglio” superiore al 40%.

Anche i commercialisti evidenziano le criticità legate all’estensione dello split payment ai professionisti, che nel loro caso andrà sicuramente a colpire i revisori degli enti locali. «La sua prima applicazione - spiega Gilberto Gelosa, delegato alla fiscalità per il Consiglio nazionale dei commercialisti - è un costo secco per il professionista in termini di liquidità».

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