Professione

Sisto: «Elezioni commercialisti, dirimente la decisione del Consiglio di Stato»

Il sottosegretario al ministero della Giustizia con delega alle professioni: prima di fare scelte meglio aspettare la sentenza del 18 settembre

 Per Sisto la norma spezzerà il patto leonino cliente-professionista

di Maria Carla De Cesari

«Il ministero della Giustizia non è parte dei giudizi che riguardano alcuni commercialisti, gli Ordini e il Consiglio nazionale. Il ministero è, però, uno spettatore molto interessato e deve tenere nella debita considerazione le pronunce del giudice amministrativo». Così il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha la delega sulle libere professioni, riassume la querelle dei commercialisti sulle elezioni e mette in chiaro la condotta del ministero. «Se il Consiglio di Stato - afferma Sisto - stabilirà che il Consiglio nazionale dei commercialisti non aveva la legittimazione per indire le elezioni il ministero dovrà prenderne atto»

Dunque il giorno cruciale è giovedì 18, quando il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla sospensiva del provvedimento Tar sulla decadenza del Consiglio nazionale?

Al ministero opera un gruppo di lavoro composto da tecnici apicali, compresi consulenti giuridici, per gestire al meglio situazioni come questa. Attendiamo la pronuncia del giudice amministrativo per capire, come ha detto il Tar, se il Consiglio va commissariato il primo giorno dopo la proroga di 45 giorni dalla naturale scadenza.

Con la lettera inviata dal ministero al Consiglio nazionale per avere un parere sulla nuova data delle elezioni sembrava che la Giustizia avesse in mente un’altra strada.

No. Sarà dirimente la pronuncia di appello.

Se il Consiglio di Stato confermerà il Tar si prospetta il commissariamento del Consiglio nazionale ma anche degli Ordini?

Aspettiamo la pronuncia, certo se ci fossero Ordini con una proroga scaduta ci dovremmo comportare di conseguenza. Vediamo cosa dice il giudice, analizzeremo il dispositivo e le ragioni della pronuncia.

Si dice che il ministero della Giustizia in questi mesi non ha mai posto il dubbio sulla legittimità degli atti del Consiglio.

Il ministero non è stato silente né è stato fermo. Abbiamo preso decisioni ragionevoli, non si agisce a corto circuito ma una volta e bene. Assicuro che i commercialisti andranno a votare quanto prima poiché la democrazia non può essere sospesa. Se non ci fosse stato il ricorso, tra l’altro, i commercialisti avrebbero già votato per gli Ordini e si sarebbe potuto rinnovare il Consiglio nazionale a gennaio. Non si può rimproverare nulla al ministero che non è parte nel giudizio ma ha una funzione di vigilanza.

Al di là dei commercialisti, molte controversie elettorali nelle professioni non si potrebbero evitare mettendo un chiaro limite ai mandati?

Le regole sono scritte per ciascun Ordine. Va detto che spesso la litigiosità non è uno strumento, ma un fine. Come ministero dobbiamo prendere determinazioni per evitare abusi ed eccessi. La nostra è una vigilanza non disarmata e non è un sindacato superiore. Abbiamo a cuore l’immagine delle professioni che riteniano un tessuto connettivo importantissimo, partner dello Stato. Riteniamo le professioni presìdi di legalità, non ha senso una vigilanza punitiva.

La proposta sull’equo compenso ha sollevato molte critiche per il ruolo degli Ordini, che possono stipulare convenzioni e punire il professionista. Lo trova giusto?

Una premessa: in questo scorcio di legislatura, con il Governo Draghi, ministro Marta Cartabia, abbiamo dedicato molta attenzione ai professionisti. Cito la disciplina sull’esame avvocati, approvata all’unanimità; le norme sulla procedura negoziata sulla crisi d’impresa con la figura chiave dell’esperto; le riforme della giustizia civile e penale, con la centralità del diritto di difesa. Con la legge sull’equo compenso vorremmo spezzare il patto leonino tra cliente e professionista.

Quest’ultimo è da sanzionare?

La sanzione è un deterrente che aiuta a non accettare ricatti dai clienti, perché non si subiscano situazioni di disequilibrio. Tutto è migliorabile e rifletteremo sui correttivi.

Nel disegno di legge di Bilancio si estende la Gol, la garanzia di occupabilità, ai professionisti. Tuttavia, sembra che l’obiettivo sia quello di una conversione verso il lavoro dipendente, non un aiuto a gestire diversamente l’attività autonoma.

Bisognerà attendere il lavoro parlamentare: la norma per ora è generica, vedremo alla fine come sarà articolata.

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