Imposte

«Per il taglio delle tasse 6 miliardi: sull’Irpef un intervento di sistema»

L’intervista alla sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra

Sottosegretaria al Mef. Maria Cecilia Guerra

di Marco Mobili

L a riduzione della pressione fiscale sarà un capitolo di peso della manovra di bilancio che il Governo Draghi conta di portare in Consiglio dei ministri la prossima settimana. Ne è certa la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, che nel corso del forum di «Radiocor-Il Sole 24 Ore», ha sottolineato come «le soluzioni tecniche sono più di una al momento e vanno da una riduzione dell’Irpef a un taglio dell’Irap o alla cancellazione di alcuni oneri contributivi». Degli 8-9 miliardi che il Governo destinerà al taglio delle tasse, secondo la sottosegretaria al Mef, «almeno 1,8 miliardi potrebbero andare a ridurre i contributi Cuaf, quelli che le imprese pagano per la cassa unica assegni familiari». I restanti 6 miliardi rappresentano comunque un primo intervento importante che per la Guerra «non potrà riguardare sia Irpef che Irap. Tra i due potenziali tagli si dovrà scegliere in quanto sono alternativi e combinati insieme con un budget residuo avrebbero poco senso».

Se si deciderà di ridurre l’Irpef con provvedimenti successivi alla manovra come si legge nel Documento programmatico di bilancio, l’intervento dovrà tenere conto di più fattori.

«Non dovrà concentrarsi su un solo scaglione o una sola aliquota» dice la Guerra se si vuole evitare l’effetto trascinamento tipico di una imposta a scaglioni (che potrebbe invece essere evitato con un sistema a progressività continua cosiddetto “tedesco”). Non solo. «Concentrarsi su un singolo scaglione o intervenire sul livello delle aliquote centrali finirebbe per avvantaggiare soprattutto i contribuenti con redditi più alti, anche se nelle intenzioni si vorrebbe intervenire per ridurre le tasse ai redditi
medio-bassi».

Allo stesso tempo l’intervento dovrà tenere in considerazione dove si vuole arrivare con la riforma dell’intero sistema fiscale.

Si dovrà ad esempio considerare che, con il nuovo assegno unico universale in vigore dal 1° gennaio, le detrazioni per figli a carico fino a 21 anni di età saranno eliminate. Insomma, «le due misure si dovranno parlare e la stessa
riforma dell’assegno potrebbe rappresentare un primo intervento di riduzione del cuneo per i lavoratori autonomi e dipendenti».

La manovra nel suo insieme convince la sottosegretaria la quale sottolinea l’importanza che rivestono gli investimenti, la sanità, la ricerca e l’istruzione, ma soprattutto il fatto che «per la prima volta la legge di bilancio è impostata in un’ottica pluriennale in senso proprio. Ad esempio, sui crediti d’imposta per Transizione 4.0 oltre a una finalizzazione sempre più marcata su investimenti innovativi, viene prevista una stabilizzazione per un ulteriore triennio, il che da più certezze alle imprese che vogliono investire».

Per le famiglie, l’attenzione è rivolta soprattutto ai bonus edilizi dove le posizioni espresse dalla maggioranza sono ancora distanti. Comunque «sui bonus ci sarà un percorso definito che confermerà il superbonus del 110% fino al 2023 quanto meno per condomini e Iacp e con un decalage di successiva uscita dall’agevolazione, mentre sul bonus facciate la discussione è ancora aperta e non è certo che verrà rinnovato. Saranno prorogati per tre anni gli altri bonus ristrutturazioni ed efficienza energetica così come sarà confermata la cedibilità dei crediti d’imposta ma non c’è nessuna spinta ad estendere questo meccanismo ad altri bonus sia per i riflessi sui conti pubblici sia perché si registrano le prime segnalazioni di usi distorti di questo meccanismo anche a fini di riciclaggio».

Sull’infedeltà fiscale e la capacità di incassare le imposte la Guerra non ha dubbi: «La volontà politica di contrastare l’evasione non è stata continuativa e le proposte antievasione in Parlamento sono arrivate solo da Leu e Pd, dagli altri gruppi c’è stata poca attenzione.  Gli strumenti ci sono e si possono attivare, il governo vuole perseguire questa strada con determinazione, soprattutto con una maggiore interoperabilità dei dati. In questo senso va il decreto di fine settembre che supera i troppi limiti sull’uso dei dati a partire da quelli finanziari dell’Anagrafe dei conti. Sulla riscossione il Parlamento ha fornito indicazioni importanti e la delega fiscale ha indirizzato l’intervento verso il superamento dell’aggio, che avverrà in manovra, e un’unificazione tra chi fa accertamento (agenzia Entrate) e chi le tasse evase le deve incassare (agente della riscossione) per garantire maggiore efficienza e favorendo processi fiscali indirizzati verso la semplificazione degli adempimenti e il recupero
di risorse che potrebbero essere utilizzate per finanziare il
taglio dell’Irpef».

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