Professione

Agenzie e detrazione Iva cercano il ripescaggio

di Marco Mobili

L’impatto economico della riforma delle agenzie fiscali e soprattutto la riorganizzazione del personale potrebbero essere i ganci giusti per consentire al Governo di ripescare l’emendamento ritirato dall’Esecutivo nella nottata di ieri a Palazzo Madama durante il voto finale in commissione Bilancio. Stessa sorte per una norma richiesta a gran voce dalle imprese ossia il ripristino della possibilità di detrarre l’Iva nei due anni successivi e non nell’anno in cui è maturato il diritto così come ha previsto la stretta operata dal Governo con la manovra correttiva di primavera.

La doccia fredda per le migliaia di funzionari e dirigenti delle agenzie fiscali è arrivata ieri notte, quando è partito il tam tam (versione digitale su Whatsapp) che annunciava la ritirata del Governo sulla riforma delle agenzie fiscali. Ritirata che il relatore al Dl, Silvio Lai (Pd), ha giustificato dopo la doccia del mattino con le difficoltà del Governo a far fronte ai «moltissimi subemendamenti», per altro ammettendo l’esistenza di una spaccatura affermando che su queste correzioni al suo emendamento di riforma della macchina del Fisco esistevano «valutazioni diverse anche al suo interno». E «quindi abbiamo preferito ritirare la proposta di modifica piuttosto che doverla rimodificarla tra due mesi» ha chiosato Lai.

Ma ad essere diviso al suo interno non era solo l’Esecutivo. A pesare sono state soprattutto le richieste di modifica targate Ala, ormai “stampella” a tutto campo a Palazzo Madama per la tenuta del Governo al momento di qualsiasi voto, sia esso in Commissione o in Aula. Nel mirino dei Verdiniani e soprattutto di Enrico Zanetti (Sc) - che da fuori (è deputato) suggeriva i correttivi necessari da introdurre alla proposta di riforma presentata da Lai, scritta al Mef e vidimata da Palazzo Chigi - soprattutto la governance delle agenzie fiscali la cui durata con la riforma veniva portata dagli attuali 3 anni a 5, sia per il direttore (anche quello in carica) che per il comitato di gestione. Zanetti dal suo profilo Facebook nella prima serata di ieri benediceva la ritirata dell’Esecutivo giudicandola una grande vittoria perché «si stava introducendo il finanziamento delle agenzie fiscali a provvigione sull’incassato, oltre alla solita para-sanatoria dei dirigenti decaduti e altre amenità».

La strada della riforma, ora appare comunque tutta in salita. Il relatore Lai non esclude una riproposizione dell’emendamento alla legge di Bilancio, su cui dalla prossima settimana inizierà l’esame di merito della Bilancio del Senato. restano i dubbi sulla natura ordinamentale della misura e dunque di dubbia ammissibilità, ma come ha detto Lai il gancio sulle assunzioni dei dipendenti e la gestione economica del nuovo Fisco potrebbero far superare l’ostacolo. Al Senato resterebbero però da superare le obiezioni di Ala e per questo l’emendamento sulle Agenzie potrebbe arrivare più facilmente alla Camera dove gli equilibri in Commissione per la maggioranza son ben più solidi.

Un salvagente lo ha lanciato comunque il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama, Mauro Maria Marino (Pd), chiedendo al viceministro all’Economia, Luigi Casero, di ripartire con l’esame in commissione del Ddl: «La questione Agenzie è urgente e le problematiche ad essa connesse - da tempo conosciute - vanno affrontato nella sede propria». E in attesa di un chiarimente «all’interno della compagine governativa», per Marino, resta prioritario «l’obiettivo di completare il lavoro compiuto nei mesi scorsi per consegnare alla Camera o alla prossima legislatura, un provvedimento serio, definitivo e approfondito».

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