Imposte

Cambia Impresa 4.0, Sabatini rifinanziata ma è frenata sul Sud

di Carmine Fotina

La manovra riorganizza il piano Impresa 4.0. Rifinanzia una serie di misure per le imprese gestite dal ministero dello Sviluppo. Alla voce innovazione si pone l’accento su alcune tecnologie emergenti. Per il Mezzogiorno novità negative negli ultimi interventi inseriti per rispondere alle richieste Ue.

Industria 4.0 e ricerca

Il filo conduttore è incentivare con intensità maggiore le piccole imprese e abbassare l’aiuto per le grandi. L’iperammortamento fiscale per i beni digitali viene prorogato per il 2019 con tre scaglioni: maggiorazione del 170% per investimenti fino a 2,5 milioni, 100% tra 2,5 e 10, 50% tra 10 e 20. A meno di sorprese, il maxiemendamento conterrà l’esentensione dell’agevolazione anche ai canoni per software in modalità cloud. Si è invece scelto di non rinnovare nel 2019 il superammortamento per i beni strumentali tradizionali. Avanti nel 2019 anche credito d’imposta per la formazione 4.0, ma rivisto: agevolazione del 50% per le piccole imprese e del 40% per le medie nel limite massimo annuale di 300mila euro, del 30% per le grandi nel limite di 200mila euro. Per quanto riguarda invece il credito di imposta per investimenti e ricerca, si riduce la portata dimezzando da 20 a 10 milioni il bonus massimo annuale per beneficiario. Inoltre il credito resta al 50% solo per spese relative al personale dipendente e per ricerca extra muros, per il resto scende al 25%. Per evitare rischi di abusi, sul bonus ricerca cambia il sistema dei controlli. La certificazione delle spese sarà anche a carico delle imprese con bilancio certificato, inoltre bisognerà redigere e conservare una relazione sull’attività di ricerca svolta per singoli progetti. Scatta inoltre una “stretta” per le multinazionali: la ricerca effettuata su commissione di aziende Ue è ammissibile solo se l’attività è svolta direttamente e in strutture situate in Italia.

Contributi, innovazione e frequenze tv

Vengono rifinanziate alcune misure del Mise: Nuova Sabatini (480 milioni in sei anni), contratti di sviluppo (210 milioni nel triennio), aree di crisi complessa (150 milioni in due anni), piano straordinario Made in Italy (90 milioni per il 2019 e 20 per il 2020). Alcune novità si registrano nelle politiche per l’innovazione. Lo Stato finanzierà un fondo per il venture capital con 110 milioni in sette anni. Al fondo per progetti su blockchain e intelligenza artificiale vanno 45 milioni in tre anni. Previsti inoltre, entro però una dote massima di soli 75 milioni, i voucher alle Pmi per consulenze o apporti di manager esterni nel campo 4.0. Per la partecipazione al progetto europeo sulla microelettronica vengono stanziati 60 milioni per il 2019-2020 e 100 milioni annui fino al 2024.

Nell’area innovazione va registrato un doppio intervento sulla tv. Dopo le polemiche dei broadcaster nazionali, Mediaset e non solo, è stato corretto l’emendamento che prevede entro il 2019 una nuova asta per le frequenze tv che si libereranno dal riassetto legato all’avvio del servizio 5G. La procedura onerosa si farà, ma con una serie di criteri per tenere conto degli investimenti già effettuati dagli operatori storici. Nel maxiemendamento, poi, dovrebbe entrare anche il finanziamento alla Rai da 80 milioni in due anni per la digitalizzazione.

Mezzogiorno

La legge di bilancio conferma per il 2019 e per il 2020 la decontribuzione piena per chi assume nelle regioni del Sud giovani oppure over 35 disoccupati da almeno sei mesi. Vengono anche estesi ai professionisti i finanziamenti agevolati di “Resto al Sud”, ma perché la misura sia pienamente efficace (e non limitata alle sole società tra professionisti) occorrerà una modifica nel maxiemendamento. Si prova poi a sbloccare la norma che assegna al Mezzogiorno almeno il 34% di spesa ordinaria in conto capitale: sarà il prossimo Def a dettagliare gli interventi, compresi quelli di Anas e Rfi.

Sorprese negative per il Sud sono invece contenute nelle correzioni alla manovra introdotte per evitare la procedura di infrazione Ue: riprogrammazione da 800 milioni del Fondo Sviluppo e coesione e rimodulazione da 850 milioni del cofinanziamento dei fondi Ue, in pratica almeno per il 2019 significa uno stop a 1,65 miliardi di investimenti. Scatta inoltre, sempre per il 2019, un taglio di 150 milioni al credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nelle regioni meridionali: la somma va a parziale copertura della riduzione delle tariffe Inail pagate dalle imprese.

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