Professione

Commercialisti, in seimila pronti a specializzarsi nei cluster di impresa

Il primo bilancio dell’iniziativa Cndcec: dopo la formazione ora si punta ad aggregarsi in cooperativa

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di Valeria Uva

Più di 6mila professionisti coinvolti, appartenenti a 1.285 studi, in buona parte di dimensioni medio grandi e con un portafoglio clienti orientato verso le grandi imprese.

È questo il primo bilancio dell’iniziativa “Cluster d’impresa” a cura del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, nata per aggregare i professionisti attorno ai settori trainanti dell’economia. E ora, dopo studi e formazione, il progetto è pronto a staccare il cordone ombelicale con l’Ordine e confrontarsi sul mercato dando vita a una grande cooperativa.

Il progetto

Nato nel 2018, con l’obiettivo di specializzare e mettere insieme i professionisti in modo “verticale” ovvero per segmenti produttivi, focalizzandosi sulle necessità dei vari settori industriali, il progetto si è concentrato su quattro cluster (made in Italy - con ulteriori specializzazioni tra cui moda e agroalimentare - edilizia, sanità ed economia del mare). Settori in cui si collocano la metà delle nostre aziende e che valgono il 60% del Pil.

Con un bando i professionisti sono stati chiamati a partecipare a un progetto che offriva loro formazione (realizzata in partnership con Il Sole 24 Ore), analisi di settore e la prospettiva di fare rete. Ma il tutto è partito di fatto a marzo 2020, ovvero a inizio pandemia. E questo ha pesato non poco sullo sviluppo e sul cronoprogramma del progetto. La fase di studio comunque si è appena conclusa, con un corposo documento finale di analisi economica e finanziaria dei settori interessati e delle imprese che vi operano. Il documento, che verrà reso noto a partire da oggi, contiene anche un preciso identikit dei commercialisti aderenti.

Il profilo

In tutto hanno aderito ai “Cluster di impresa” 1.285 studi per oltre 6mila professionisti. La regione più rappresentata è la Lombardia, ma anche la Campania non sfigura. E in generale tutto il Sud, area da cui è pervenuto il maggior numero di adesioni (37%). Ma l’elemento più interessante è il posizionamento: «Il campione di rispondenti - si legge nel documento - presenta caratteristiche mediamente più evolute» rispetto a tutti gli iscritti all’Albo. Su tanti indici significativi. Ad esempio la quota di studi individuali rispetto a quelli aggregati (44% contro il 61% nazionale), la dimensione dello studio e, in particolare, la quota di studi con dipendenti (ne ha almeno cinque il 22% contro il 12% nazionale), «la presenza di specializzazioni a maggior valore aggiunto - osserva ancora il documento - , come la consulenza direzionale, la finanza, le operazioni straordinarie, e al contrario la minore incidenza di specializzazioni di base come contabilità e bilancio». In altre parole, a scommettere sull’iniziativa sono stati soprattutto gli studi più strutturati e che hanno già all’interno competenze specialistiche elevate.

Lo spin off

Il progetto, fortemente voluto dal segretario Cndcec, Achille Coppola, e dal consigliere Giuseppe Laurino, ora è a un bivio. Con questo Consiglio, alle prese con una battaglia giudiziaria che potrebbe portarlo alle dimissioni, e una nuova governance ancora lontana, è impossibile pensare a ulteriori sviluppi.

Ma una direzione è già tracciata: «La strada che abbiamo individuato come vincente è quella di riunire gli studi aderenti in una unica grande cooperativa con diverse specializzazioni in grado di assistere le imprese dei cluster», annuncia Coppola. Alla coop sarebbero disposti ad associarsi circa 200 studi, versando una fee ancora da definire. I contatti sarebbero già in corso: «Abbiamo avviato incontri anche con le Casse di previdenza per individuare investitori e soci di capitale», anticipa l’ex segretario, che ritiene la strada ancora percorribile direttamente dagli studi e invoca uno «spin off» dal Consiglio nazionale.

«Serve un unico grande soggetto - conclude - non solo per razionalizzare i costi ma anche per realizzare l’aggregazione necessaria a competere con le grandi realtà della consulenza».

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