Controlli e liti

Indagini finanziarie, l’alert scatta con movimenti superiori a 100mila euro

Sotto esame le società che hanno omesso la dichiarazione dei redditi

di Marco Mobili e Giovanni Parente

L’utilizzo della Superanagrafe dei conti correnti entra sempre più nel vivo. Ma sono tutti i dati finanziari a ricoprire un ruolo strategico nell’attività di intelligence contro l’evasione, anche quella legata al trasferimento o la movimentazione illegale di capitali oltreconfine.

Ma partiamo dalla Superanagrafe, dove l’attività congiunta di Entrate e Fiamme gialle si è mossa lungo il perimetro tracciato dal Garante della privacy considerando la delicatezza delle informazioni in questione. Il meccanismo si basa su un incrocio tra dati finanziari e quelli dichiarati in modo da far emergere delle macroanomalie in base alle quale declinare i controlli veri e propri. Guardia di Finanza e Agenzia hanno puntato i fari su società di persone e di capitali che hanno omesso la presentazione della dichiarazione, pur registrando movimentazioni sui rapporti finanziari superiori a 100mila euro annui o che presentano incoerenze superiori a 500mila euro tra le disponibilità finanziarie comunicate alla Superanagrafe e i ricavi/volume d’affari dichiarati.

Come anticipato, non c’è solo il fronte “interno”. L’altro capitolo di grande attenzione nelle indagini finanziarie è il monitoraggio fiscale, ossia la dichiarazione al Fisco delle attività detenute all’estero. L’analisi di rischio, in questo caso, ha riguardato sia gli intermediari tenuti alla trasmissione delle comunicazioni previste sia i contribuenti assoggettati all’obbligo dichiarativo. I fari sono stati puntati nei confronti di quanti, anche sulla base delle informazioni trasmesse dagli intermediari, hanno omesso totalmente o parzialmente gli adempimenti dichiarativi in merito alle attività estere di natura finanziaria. Ma non solo, perché è stata approfondita l’origine delle somme oggetto di trasferimento e/o detenzione all’estero (quelle che in gergo tecnico si chiamano «provviste»), così da far emergere tanto situazioni di illecita provenienza quanto l’occultamento per evitare la tassazione in Italia.

Gli strumenti messi a disposizione a livello internazionale sono aumentati anche per fronteggiare gli schemi - la maggior parte delle volte molto complessi - di pianificazione fiscale aggressiva, attraverso cui si punta a spostare l’imponibile nei Paesi con prelievo ridotto.

Un versante su cui sono state e saranno oggetto di approfondimento le possibili situazioni di fittizia interposizione nella titolarità di beni e redditi, rintracciando l’identità dei titolari effettivi con attività indirizzate agli intermediari finanziari e agli altri soggetti obbligati al rispetto delle normative antiriciclaggio. Un’ulteriore conferma di come il sommerso fiscale vada di pari passo con il reimpiego non legale di somme di denaro.

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