Controlli e liti

La riforma della riscossione scommette sulla delega fiscale

Sui crediti inesigibili l’Economia ha ipotizzato due soluzioni. Pressing per un nuovo stop alle notifiche

di Marco Mobili e Giovanni Parente

La riforma della riscossione punta a imboccare la strada della delega fiscale. Al centro delle riflessioni del Governo e della maggioranza nelle ultime ore c’è, infatti, la possibilità di inserire tra i principi della delega (attesa in Consiglio dei ministri nelle prossime settimane come ribadito dal premier Draghi) anche la revisione complessiva del sistema di recupero coattivo di imposte, contributi, multe e altri tributi locali non pagati. Un sistema che ha accumulato crediti per quasi mille miliardi non recuperati a partire dall’anno 2000. Con un inserimento nella delega si potrebbe poi procedere a dedicare un decreto delegato ad hoc sul tema in modo così da intervenire a 360 gradi e rimuovere chirurgicamente le strozzature su inesigibilità, aggio (su cui anche la Corte costituzionale ha chiesto di intervenire), efficienza delle modalità di recupero.

In questo senso sarà decisiva la volontà politica della maggioranza. A livello tecnico, infatti, non sembrano esserci ostacoli insormontabili. Del resto, anche la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, nell’intervista a Rainews24 ha ammesso che «è ormai in dirittura d’arrivo la definizione di una proposta del Governo di una legge delega per rivedere sia il sistema fiscale che anche quello della riscossione per renderlo più efficiente». Il tentativo di arrivare a una condivisione d’intenti su come riscrivere le regole della riscossione dovrà essere fatto in Parlamento. Da un lato, c’è il lavoro già svolto dalle commissioni Finanze di Camera e Senato. Nel documento conclusivo sull’indagine sul sistema fiscale hanno messo nero su bianco che «l’attività di riscossione deve andare incontro ad una vera e propria “rivoluzione manageriale”, in grado di superare l’approccio meramente formale e virare verso una gestione del processo produttivo interamente concentrata su efficienza ed efficacia». Dall’altro, nelle prossime settimane le commissioni presiedute da Luigi Marattin alla Camera e Luciano D’Alfonso al Senato esamineranno la relazione depositata da ministero dell’Economia, Entrate e Agenzia Riscossione (Ader) a luglio in Parlamento che fotografa la situazione attuale ma contiene anche le prime indicazioni per una revisione.

Il documento del ministro dell’Economia, Daniele Franco, traccia già la rotta in vista della possibile riforma. A partire dallo svuotamento del magazzino con l’arretrato monstre accumulatosi negli anni. Sono due le ipotesi che la relazione suggerisce: il discarico dei crediti residui al 31 dicembre 2025 o un meccanismo più soft distribuito su tre passaggi (entro il 31 dicembre 2023 per i crediti affidati dal 2000 al 2010, entro il 31 dicembre 2025 per i crediti affidati dal 2011 al 2015, entro il 31 dicembre 2026 per i crediti affidati dal 2016 al 2020). Mentre per il futuro si potrebbe prevedere il discarico automatico degli importi non riscossi al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello dell’affidamento o dall’ultima azione che ha avuto un esito parzialmente positivo, prevedendo eccezioni per i casi su cui il recupero è possibile. Ma si raccomanda anche la strada della digitalizzazione intervenendo con modifiche normative nell’alveo del rispetto della Privacy per estendere l’utilizzo dei dati della Superanagrafe dei conti e della fattura elettronica per effettuare pignoramenti mirati.

I pareri delle commissioni possono, quindi, accelerare il percorso del futuro decreto delegato se ci sarà un’intesa politica. Nel presente le attenzioni sono alla ripresa delle notifiche delle cartelle, che comunque impiegheranno qualche giorno tra stampa e spedizione per ripartire, e dei versamenti sospesi durante la pandemia. Nella maggioranza dal M5S sono state diverse le voci (da ultimo il capogruppo in commissione Finanze al Senato Emiliano Fenu) per chiedere un’ulteriore proroga dello stop all’invio delle cartelle per avere il tempo di valutare la possibilità di una rottamazione quater. Mentre dalla Lega si punta a una nuova pace fiscale.

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