Il CommentoAdempimenti

Appalti e ritenute, il paradosso di controlli esternalizzati

L’Agenzia già conosce sia le retribuzioni dichiarate dagli appaltatori sia quanto essi hanno versato al fisco

di Enzo De Fusco

L’articolo 4 del decreto legge 124/2019 cerca di contrastare le frodi di compensazioni e ritenute negli appalti. Un fenomeno importante stando alla relazione tecnica del provvedimento che stima un recupero di gettito pari a 453 milioni del 2020, 909 milioni nel 2021 e 713 milioni a partire dal 2022. La relazione tecnica afferma anche che si tratta di un fenomeno diffuso in 19 Regioni e stima che gli organi ispettivi sono in grado accertare solo il 15% del fenomeno complessivo, senza però rendere noto il numero delle imprese interessate dal fenomeno.

L’articolo 4 è una legge che impone ad appaltatori e subappaltatori di comunicare ad ogni singolo committente una serie di informazioni come il reddito imponibile e le relative ritenute fiscali riferite ai lavoratori impiegati negli appalti di loro interesse, nonché i modelli F24 specifici. Queste informazioni dovrebbero servire al committente per verificare la correttezza del versamento delle ritenute da parte di queste aziende. Tuttavia, l’operazione è di fatto impossibile, tanto che la circolare 1/E/2020 dell’agenzia delle Entrate nel prendere atto di questa situazione, chiede ai committenti di fare una verifica empirica, cioè di verificare che le ritenute operate e versate siano almeno superiori al 15% del reddito imponibile riferito ai lavoratori impiegati nell’appalto. Quindi non una verifica puntuale (poiché impossibile), ma una stima.

Tutto questo impianto normativo, quindi, è stato introdotto per stimare se gli appaltatori stiano o meno frodando il fisco. Allora ci si chiede il perché il legislatore non abbia scelto un’altra modalità, chiedendo all’agenzia delle Entrate di analizzare semplicemente i dati in possesso della pubblica amministrazione.

Infatti, ogni mese gli appaltatori e i subappaltatori trasmettono all’Inps le denunce previdenziali Uniemens che l’Agenzia è in grado di visionare pressoché in tempo reale. Questa denuncia, molto dettagliata, mette in evidenza per ogni mese quasi tutta la busta paga del dipendente, compresa la retribuzione imponibile ai fini previdenziali. L’Agenzia è poi in possesso anche di tutti i modelli F24 degli appaltatori e subappaltatori. In sostanza, l’Agenzia conosce sia le retribuzioni dichiarate dagli appaltatori sia quanto essi hanno versato al fisco.

Partendo dalle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali denunciate dalle stesse aziende oggetto di controllo, sarebbe sufficiente un semplice software di calcolo dell’Irpef che metta in evidenza gli scostamenti registrati rispetto ad un versamento Irpef stimato (lo stesso richiesto ai committenti). In questo modo, l’Agenzia sarebbe in grado direttamente di capire se dietro il parziale o mancato versamento, si nasconde una frode.

Peraltro, un sistema di controllo improntato direttamente dall’Agenzia sarebbe un deterrente efficace nei riguardi di coloro che si adoperano nelle frodi. Invece, si è preferitoè scaricare sulle imprese controlli che non sono in grado di fare per mancanza di strumenti e forse anche perché il loro ruolo non è questo.