Professione

Il milleproroghe dimentica i magistrati tributari

di Federica Micardi

La salute dei giudici tributari è a rischio, perché da febbraio - se nulla cambia - torneranno alle udienze in presenza. Nel milleproroghe infatti l’estensione delle norme emergenziali dal 31 gennaio fino alla fine di aprile viene prevista solo per la giustizia amministrativa (articolo 1, comma 17 del Dl 183/2020).

Perciò una lettera appello che chiede un’estensione immediata anche per chi lavora nelle commissioni tributarie è stata inviata ieri dalla presidente dell’Associazione magistrati tributari Daniela Gobbi al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza.

Nella sua lettera la presidente dell’Amt ricorda che quella dei giudici tributari è l’unica categoria alla quale, a differenza di tutte le altre, non è stato riconosciuto alcun ristoro né alcun altra provvidenza in caso di contagio da Covid-19, in una condizione di rischio ancora oggi molto elevata.

Attendere la conversione del decreto per estendere la proroga anche ai magistrati tributari non sembra una soluzione possibile perché le udienze di febbraio stanno per essere fissate. Il calendario, infatti, deve essere comunicato alle parti almeno trenta giorni prima dell’udienza. L’appello dei magistrati tributari è che le norme emergenziali vengano allineate il prima possibile.

La giustizia tributaria conta 2.943 giudici di cui poco più del 50% togati. L’età media è piuttosto elevata, superiore ai 60 anni; inoltre sono molti a dover fare spostamenti medio-lunghi per operare in presenza, in un momento il cui i numeri della pandemia vedono i contagi in crescita. Insomma, la situazione attuale non fornisce le garanzie sufficienti.

C’è inoltre il paradosso che vede molti giudici provenire dalla magistratura amministrativa che si troverebbero esposti a un doppio regime: sospensione da un lato e udienze dall'altro.

Adesso la giustizia tributaria sta lavorando a distanza - quando possibile - oppure con l’udienza cartolare, che vede i giudici decidere sulla base della documentazione fornita dalle parti senza che esse siano presenti.

L’emergenza nei primi mesi ha rallentato l’attività delle Commissioni tributarie, poi ripresa grazie alle norme emergenziali. Ora si rischia il caos se si chiede di tornare alla normalità seguendo le regole pre-pandemia.

Tra i giudici tributari la questione sta suscitando molte perplessità; a prevalere è la paura del contagio. Viene, inoltre, segnalata la difficoltà di organizzare le udienze di febbraio e marzo senza sapere se il rito sarà quello ordinario o quello emergenziale. Avviare l’iter in un modo, e quindi comunicare alle parti le modalità di tenuta dell’udienza, e poi dover tornare sui propri passi in caso di proroga del periodo emergenziale farà rallentare di nuovo l’attività. E se nel frattempo le norme emergenziali scadono (cosa che accadrà il 31 gennaio) con proroga tardiva quali norme si dovranno applicare, quelle scadute o nuove norme in via di formazione? Insomma l’incertezza resta sovrana, e l’appello dell’Associazione magistrati tributari è quello di estendere al più presto alla giustizia tributaria la proroga già concessa alla giustizia amministrativa.

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