Professione

Cessione d’azienda: dalla presidenza del Consiglio arriva parere negativo

di Federica Micardi

Per conoscere il destino della cessione d’azienda possibile, secondo il progetto di legge sulle semplificazioni fiscali, anche per commercialisti ed avvocati bisognerà aspettare almeno fino a martedì. La norma sta suscitando le proteste dei notai che si vedrebbero privare di un’attività di loro esclusiva dal 1993 (legge antimafia Mancino).

Ma andiamo con ordine: da sette mesi la Commissione finanze della Camera presieduta da Carla Ruocco (M5S) sta lavorando a una proposta di legge (A.C. 1074), presentata dalla stessa Ruocco, che ne è anche relatrice, il 6 agosto 2018 e in discussione dal settembre dello stesso anno.

Pochi giorni fa l’onorevole Ruocco ha presentato un emendamento, il 18.017, (si veda il Sole 24 Ore del 2 aprile) che estende a commercialisti ed avvocati la possibilità di fare cessioni d’azienda. Due giorni dopo è stato presentato un subemendamento che limita la cessione “estesa” alle sole imprese individuali. Nel frattempo giovedì su emendamento e subemendamento è arrivato il parere contrario del Dipartimento degli affari giuridici e legislativi (Dagl), organismo che coordina l’attività legislativa del Governo ( clicca qui per leggere il parere del Dagl ) . Secondo il Dagl l’attuale normativa, che prevede la forma dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata e «l’obbligo di deposito nel Registro imprese a cura del (solo) notaio… appare l’opzione maggiormente efficiente». Inoltre, sottolinea il Dagl, l’attribuzione a commercialisti e avvocati crea una deroga alla legge 89/1913 «senza tuttavia estendere ai suddetti soggetti i vincoli, le garanzie e i divieti della medesima legge notarile e senza verifica dell’acquisizione della relativa specializzazione omettendo di esaminare ulteriori aspetti, quali il regime del sigillo notarile». Rileva infine che «il regime di conservazione degli atti da parte dei notai comporta anche il coinvolgimento dell’Archivio notarile, sottoposto a una specifica disciplina».

Mentre le rappresentanze nazionali di avvocati e commercialisti preferiscono non entrare nella querelle, i sindacati dei commercialisti, in risposta al parere del Dagl (erroneamente attribuito al ministero della Giustizia) hanno fatto sentire la loro voce.

Federcommercialisti nel comunicato di ieri parla dell’«ennesimo affronto» per i commercialisti e scrive che «il parere... si rifà al Codice napoleonico di 215 anni fa» e che «la burocrazia pone veti sull’evoluzione naturale delle professioni ordinistiche» e chiede al Parlamento di abilitare la categoria all’autentica e al deposito degli atti di cessione e di affitto d’azienda, nella veste di pubblici ufficiali.

Le sigle confederate Adc-Anc in un comunicato congiunto sottolineano che «i commercialisti possiedono le skill necessarie per effettuare la due diligence e la valutazione d’azienda necessarie ai fini del trasferimento» e che l’emendamento «tende a ripristinare l’ordine delle cose», mentre chiedono che venga rigettato il subemendamento che limita per commercialisti e avvocati la cessione alle sole imprese individuali.

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