Professione

Commercialisti verso il loro primo sciopero a fine aprile

di Federica Micardi

I commercialisti si preparano al loro primo sciopero, previsto per l'ultima settimana di aprile. Ieri le sigle sindacali Adc e Anc, recentemente confederate, hanno comunicato l'intenzione di avviare le procedure formali previste dal Codice di autoregolamentazione, per un’astensione collettiva nel periodo 29 aprile-3 maggio 2019.

La notizia aleggiava già da qualche tempo ma c'è stata un'accelerazione. Di motivi per incrociare le braccia la categoria ne ha diversi: tra i più recenti ricordiamo la perdita di competenze - l'apertura ai consulenti del lavoro della gestione delle crisi di impresa proprio non va giù - e l’avvio della fattura elettronica, con tutta la scia di problematiche e difficoltà che si porta dietro.

Il presidente della categoria Massimo Miani era stato informato dell’intenzione di proclamare lo sciopero: «Sono stupito del fatto che il comunicato sia firmato da due sole sigle sindacali - commenta - perché mi avevano detto che avrebbero portato avanti questa proposta insieme alle altre associazioni». Il Consiglio nazionale vedrà i sindacati della categoria (in tutto 14) martedì prossimo: «Un incontro organizzato da tempo per confrontarsi sulle problematiche professionali» dove la proclamazione dello sciopero - è facile supporre - diventerà sicuramente uno degli argomenti principali. Il Codice di autoregolamentazione dello sciopero per i commercialisti è del 2014 e ad oggi questo strumento è rimasto “inattivo” , se si esclude la proclamazione poi revocata per otto giorni di astensione a marzo 2017.

Nel comunicato a firma Adc-Anc che proclama l’astensione collettiva si legge che «il ruolo dei professionisti economici è pesantemente svilito, costretto a fare i conti con provvedimenti inadeguati, responsabilità crescenti, riconoscimenti nulli»; a questo disagio si aggiungono «le incertezze che non permettono uno svolgimento degno e sereno del lavoro».

Un esempio di “incertezza” è l’annunciata proroga al 30 aprile di esterometro e spesometro che ancora non ha trovato conferma in un provvedimento ufficiale. C’è poi la questione fattura elettronica su cui, scrivono i due sindacati, «l'amministrazione finanziaria non sembra avere la consapevolezza delle gravi criticità esistenti che dovrebbero indurre a rivedere il sistema nel suo complesso, anziché interpretare in modo distorto dati e statistiche sulla fattura elettronica unicamente per presentare una situazione che non corrisponde affatto a quella reale».

Per i presidenti Adc e Anc, Enzo De Maggio e Marco Cuchel, «il malcontento della categoria è talmente profondo che la scelta dell’astensione è quasi una scelta obbligata», dato che tutte le richieste sono rimaste inascoltate. Le sigle confederate in nome dell’unità della categoria hanno informato il Consiglio nazionale e invitato ad aderire gli altri sindacati. Un appello che, almeno per ora, non sembra trovare ascolto. «Lo sciopero è uno strumento potente - commenta il presidente dell’Aidc Andrea Ferrari - e va incastonato in un percorso dove vanno formulate delle richieste precise e dirimenti che non possono limitarsi alle contingenze; richieste che se non vengono ascoltate, portano prima allo stato di agitazione e poi, come estrema ratio, allo sciopero.Oggi mi sembra carente l'individuazione di obiettivi condivisi ed alti che possano dare una seria prospettiva a chi oggi esercita la nostra professione e ai giovani che devono essere rimotivati a scegliere la nostra strada».

Anche il presidente dell’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili Daniele Virgillito è perplesso da questo modus operandi, «non sono contrario a scioperare - afferma - ma sono abituato a ingaggiare una battaglia dopo aver individuato gli obiettivi, che non possono essere la fattura elettronica o le competenze estese ai consulenti del lavoro. Quando sono stato contattato da Adc-Anc - prosegue Virgillito - ho chiesto loro di confrontarci per avanzare delle richieste condivise dalla più ampia parte della categoria così da porre le basi per una professione più forte e unitaria».

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