Contabilità

Più credito con il rating di legalità

di Luigi Fruscione e Benedetto Santacroce

Accesso prioritario ai finanziamenti pubblici e maggiore certezza nelle richieste di credito bancario sono i due ambiti che il legislatore ha individuato per favorire una ripresa economica per tutte quelle società che hanno predisposto o sono pronte a predisporre sistemi di organizzazione e trasparenza interna ispirati alla eticità e legalità: di fatto a mettere in campo il rating di legalità previsto dalla legge n. 1/2012 (articolo 5 ter).
Nei confronti della normativa – recentemente spiegata dalla circolare n. 16/2014 di Assonime – le imprese hanno dimostrato non molto interesse probabilmente perché intimorite dal riferimento al "rating"; eppure l'articolo 5 ter del Dl n. 1/2012 è finalizzato a creare una corsia preferenziale di accesso ai finanziamenti pubblici e al credito bancario e, quindi, un concreto aiuto, in questo momento di crisi, per le imprese disposte a creare un sistema di controllo interno dai risvolti etici.

Gli incentivi
Il regolamento del Mef, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 81 del 7 aprile 2014 riguarda l'individuazione delle modalità in base alle quali si deve tener conto del rating di legalità attribuito alle imprese. In base al testo, chi è munito di rating deve ottenere per i finanziamenti pubblici (vale a dire la concessione da parte della Pa a un'impresa di un beneficio ex articolo 7, comma 1, del Dlgs n. 123/1998) almeno una delle seguenti premialità: preferenza in graduatoria; attribuzione di punteggio aggiuntivo; riserva di quota delle risorse finanziarie allocate.
Per quel che attiene, invece, l'accesso al credito bancario le banche devono tenere conto del rating ottenuto dall'impresa sia in relazione ai tempi e ai costi dell'istruttoria che nella determinazione delle condizioni economiche di erogazione; nel caso in cui non tenga conto della quotazione ottenuta dall'impresa, la banca dovrà darne comunicazione a Bankitalia.
Ma come si ottiene la "quotazione" del rating? Possono accedervi le imprese «operanti nel territorio nazionale che raggiungano un fatturato minimo di due milioni di euro, riferito alla singola impresa o al gruppo di appartenenza» nonché essere iscritta da almeno due anni nel Registro imprese. Il sistema si basa sulle stellette (da una a tre) che sono concesse da parte dell'Agcm (Garante della concorrenza) che cura anche la tenuta dell'albo delle società che hanno ottenuto la quotazione.

I requisiti
Alcuni dei requisiti sono necessari (e valgono per ottenere una stella) mentre altri sono facoltativi e servono a ottenere una quotazione migliore. Per ottenere il rating minimo di una stella la società dovrà verificare l'esistenza-assenza all'interno della propria struttura di alcuni elementi di natura etica (assenza di condanne penali in carico all'imprenditore, al vertice aziendale e alla persona giuridica - ex Dlgs 231/01; assenza di misure di prevenzione e cautelari; assenza di provvedimenti antimafia; assenza di condanne gravi in tema di antitrust) e operativo-gestionali (assenza di accertamenti definitivi in tema di violazione sulla sicurezza sui loghi di lavoro; assenza di provvedimenti di revoca di finanziamenti pubblici; assenza di accertamenti definitivi di maggior reddito imponibile rispetto a quello dichiarato; effettuare pagamenti e transazioni finanziarie di ammontare superiore alla soglia di mille euro esclusivamente per il tramite di strumenti di pagamento tracciabili).
La società potrà richiedere l'attribuzione di ulteriori stelle (complessivamente tra due e tre) rispetto a quella di base qualora sia in grado di attestare che la propria operatività è orientata a sistemi di gestione e controllo finalizzati al rispetto della legalità (attuazione del protocollo di legalità sottoscritto dal ministero dell'Interno e da Confindustria; adozione di sistemi di tracciabilità dei pagamenti anche per somme di importi inferiori rispetto a quelli fissati dalla legge; adozione di una funzione o struttura organizzativa, anche in outsourcing, che espleti il controllo di conformità delle attività aziendali a disposizioni normative applicabili all'impresa o, in alternativa, aver redatto un modello organizzativo ai sensi del Dlgs 231/2001; adozione di forme di corporate social responsability; iscrizione in uno degli elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa istituiti ai sensi delle vigenti disposizioni di legge (white list); sottoscrizione dei codici etici di autoregolamentazione adottati dalle associazioni di categoria).

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