Adempimenti

Oggi online la precompilata 2019: obiettivo tre milioni di invii fai-da-te

di Cristiano Dell’Oste e Giovanni Parente

La dichiarazione dei redditi precompilata riparte da tre. Intesi come milioni di modelli inviati direttamente dai contribuenti alle Entrate con il fai-da-te. È questo l’obiettivo che il Fisco si è dato per la campagna 2019, che comincia oggi con la pubblicazione sul sito dell’Agenzia di circa 30 milioni di dichiarazioni, tra 730 e Redditi Pf.

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Obiettivo minimo
Di fatto, le Entrate puntano a ricevere dai cittadini – senza l’intervento di Caf e commercialisti – il 14% dei 730. Percentuale che corrisponde a 2,9 milioni di modelli, cui andranno aggiunti gli invii diretti di Redditi Pf (circa 140mila lo scorso anno).

Si tratta di un target tutto sommato “minimo”, che migliora solo di poco i 2,88 milioni del 2018, quasi che il Fisco abbia scelto di non considerare che negli anni precedenti c’è sempre stato un incremento a doppia cifra. Prudenza? Oppure il Piano della performance 2019-21 – il documento in cui è indicato l’obiettivo – tradisce la consapevolezza che l’invio diretto non potrà aumentare più di tanto? Cinque anni fa, alla vigilia del debutto della precompilata, c’era chi ipotizzava di raggiungere i 4,5 milioni di fai-da-te già al termine del triennio di sperimentazione. Cifra, questa sì, troppo ambiziosa, in uno scenario in cui si è semplificata la procedura telematica di trasmissione, mentre le regole fiscali restano ingarbugliate (come dimenticare le 360 pagine della circolare esplicativa al 730 diramata nel 2018).

Di certo, c’è un altro termometro per misurare il successo della precompilata, anche se il Piano della performance non lo cita: il numero di modelli accettati e trasmessi senza modifiche. Un dato che riflette la completezza e la qualità dei dati precaricati dal Fisco. Tra il 2017 e il 2018 è passato da 351mila a 509mila e negli uffici delle Entrate si aspettano un ulteriore miglioramento.

Nei modelli di quest’anno, l’Agenzia – con il partner tecnologico Sogei – ha inserito 960 milioni di dati (erano 925 nel 2018), trasmessi al Fisco da banche, assicurazioni, strutture mediche, datori di lavoro, enti previdenziali, condomìni e altri soggetti. Incremento modesto, perché il vero “salto” c’è stato nel 2017 con i primi dati sulle spese sanitarie, poi via via completati negli anni a seguire.

Correzioni dal 2 maggio
Anche quest’anno c’è una certa attesa per la pubblicazione. Nel 2018 le Entrate hanno registrato circa un milione di accessi nei primi quattro giorni, di cui 218mila già nelle prime ore dopo la messa online (si può accedere con il Pin Fisconline, Inps, Spid, Noipa e Carta nazionale dei servizi). Per i primi ritocchi, però, i contribuenti dovranno attendere il 2 maggio, data da cui sarà possibile correggere (o accettare) e poi inviare il 730, che andrà comunque spedito entro il 23 luglio. Redditi Pf, invece, sarà modificabile dal 10 maggio e andrà trasmesso entro il 30 settembre.

Modelli 730 e rimborsi in busta paga
Un risultato la precompilata l’ha sicuramente ottenuto: aumentare il numero dei 730 utilizzati dagli italiani, come si vede dalle statistiche fiscali dell’ultimo decennio. Il trend era già in rialzo, ma tra il 2015 e il 2018 altri 1,5 milioni di contribuenti hanno scelto il modello che consente di avere i rimborsi fiscali a luglio in busta paga. E dopo dal 2016 è tornato a salire anche il numero dei 730 trasmessi dagli intermediari (Caf e professionisti).

Sono calati, invece, i modelli Redditi, che hanno risentito anche della crisi economica e per i quali l’invio fai-da-te pare destinato a rimanere residuale. Ma la maggior parte di coloro che sono passati al 730 sono contribuenti che in precedenza si accontentavano della certificazione unica (o del Cud). E che ora, con ogni probabilità, hanno imparato a sfruttare le detrazioni e le deduzioni per alleggerire l’Irpef.

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