«Ridare autorevolezza alla professione»
«È un bel risultato, sono molto soddisfatto per l'ampio ampio suffragio». Gerardo Longobardi, nuovo presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, risponde alle domande tra le congratulazioni di familiari e amici.
Il segreto di un successo così ampio?
I commercialisti vogliono tornare a far sentire la propria voce e le proprie proposte. Dobbiamo correre il doppio per recuperare il tempo perduto e dobbiamo agire perché gli iscritti recuperino l'orgoglio di appartenere alla categoria. La nostra parola d'ordine è «autorevolezza».
Qual è un errore che non commenterebbe più se potesse riavvolgere il filo di questi due anni?
Proverei fin dall'inizio a comporre una lista di ampia maggioranza, avrei evitato le contrapposizione. Il paradigma è l'esperienza dell'Albo unico, con dottori e ragionieri uniti che hanno contato di più. È il momento di accantonare le contrapposizioni e di portare avanti un discorso largo e condiviso.
Quali sono le priorità su cui lavorerete?
La delega fiscale, sicuramente.
In questi mesi le associazioni sindacali hanno svolto un ruolo di supplenza, hanno parlato con il ministero dell'Economia.
Le associazioni hanno svolto un lavoro meraviglioso, per esempio, anche sul diritto all'astensione. È una strada da proseguire.
Il regolamento è stato bloccato dalla Commissione di garanzia per il diritto di sciopero?
Sulle modalità discuteremo, l'impotante è che venga riconosciuto il diritto di astensione, per esempio nelle commissioni tributarie.
Cambierà il ruolo delle associazioni di categoria, dopo la supplenza?
Agiamo su livelli diversi, noi rappresentiamo gli iscritti, le associazioni rappresentano le istanze sindacali. L'importante è fare sinergia
Ha mai pensato in questi mesi di lasciare?
Sì ci sono stati momenti di grande tristezza, che ci devono insegnare a tenere i piedi per terra. Voglio ringraziare il presidente dell'Ordine di Roma, Mario Civetta, e gli iscritti per l'appoggio. E poi la mia famiglia.
È pronto a stringere la mano a Claudio Siciliotti, dopo una battaglia di due anni?
La mano l'avrei stretta allora e non ho difficoltà a stringerla anche domani. Non fa parte del mio modo di vivere considerare qualcuno nemico.
L'hanno accusata di far parte di un comitato d'affari.
La mia storia e l'esperienza alla guida all'Ordine di Roma dimostrano che è l'ultima cosa che abbiamo pensato di essere e fare. So che non mi si chiede solo di essere