Imposte

Terzo settore, attività diverse fino al 30% delle entrate complessive

di Carlo Mazzini

È stato licenziato dalla cabina di regia ministeriale ed è al vaglio del Consiglio di Stato il decreto sulle attività diverse degli enti del terzo settore previsto dall'articolo 6 del Dlgs 117/2017. Le attività diverse sono uno dei tre pilastri economici dei futuri enti del terzo settore, come le attività di interesse generale, che potranno essere realizzate anche in forma commerciale, e le entrate da raccolta fondi. Il decreto attuativo delineerà l'aspetto qualitativo e quello quantitativo delle attività diverse. Per il primo, si svincola l'esercizio delle attività diverse dalla connessione con le attività di interesse generale. Chi agisce nel campo dei diritti umani potrà vendere un qualsiasi bene o servizio senza che debba esserci necessariamente un'accessorietà di questa vendita con la tutela dei diritti. Si supera pertanto l'impasse che ha bloccato per oltre 20 anni le Onlus nel realizzare le attività «connesse», che dovevano essere integrative di quelle istituzionali. Sul versante quantitativo, appaiono significativi i due limiti – tra loro alternativi – che consentiranno agli enti di ottenere ricavi dalle attività diverse fino al 30% delle entrate complessive o fino al 66% dei costi complessivi dell’ente.

Altrettanto rilevante è la disposizione che consente, in caso di superamento dei limiti, di “sanare” lo sforamento nell’esercizio successivo comunicandolo all’ufficio locale del Registro unico e realizzando le attività diverse in misura proporzionalmente minore rispetto allo sforamento percentuale registrato nell’esercizio precedente.
Solo in caso di sforamento di uno dei due limiti per due esercizi successivi, l’ente perderà la qualifica di ente del terzo settore.
Le attività diverse sono attività commerciali dal punto di vista fiscale, che peraltro metteranno alla prova la capacità degli enti del terzo settore di muoversi anche su mercati a loro non familiari. Le organizzazioni dovranno dimostrare di saper amministrare il rischio imprenditoriale e monitorare le attività con un adeguato controllo di gestione.

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