Controlli e liti

L’Ocse coinvolge i Paesi in via di sviluppo

di Marco Bellinazzo e Davide Rotondo

Dopo il caso Apple si accelera sul progetto Beps (“Base erosion and profit shifting”) e salgono a 90 i Paesi interessati al giro di vite sull'evasione internazionale.

Il 24 marzo la Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti del colosso di Cupertino per un presunto omesso versamento Ires di oltre 800 milioni di euro tra il 2008 e il 2013.

L'inchiesta, iniziata nel novembre 2013 con la perquisizione della sede milanese della società, ipotizza che Apple abbia pagato sugli utili dei prodotti venduti e distribuiti in Italia imposte con aliquote comprese tra lo 0,05% e lo 0,06%, distanti dall'aliquota ordinaria (27,5%) cui sono assoggettati i redditi delle imprese italiane.

La vicenda Apple, insieme ad altre simili che nell'ultimo periodo hanno toccato multinazionali operanti nel business della digital economy, si inserisce in un contesto più ampio di lotta all'evasione fiscale internazionale e al recupero del gettito d'imposta, nonché di rafforzamento della trasparenza fiscale, il cui punto di riferimento è costituito, a livello internazionale, dal progetto Beps avviato dall'Ocse nel 2013, e che mira proprio a contrastare lo “spostamento opportunistico” di base imponibile dai Paesi ad alta fiscalità (come l'Italia) verso giurisdizioni con pressione fiscale bassa (ad esempio l'Irlanda) o nulla da parte delle imprese multinazionali.

La crescente importanza della lotta all'evasione fiscale internazionale è stata ribadita del “Global forum sul transfer pricing” di Parigi di metà marzo, in seguito al quale da parte di più di 90 Paesi è stata ribadita la volontà di favorire il coinvolgimento dei Paesi in via di sviluppo al fine di ampliare il bacino di collaborazione e mitigare i rischi di paesi ‘'cuscinetto''.

Come richiesto dai leader del G20, l'Ocse ha infatti implementato un processo di dialogo, per rafforzare proprio la collaborazione con i Paesi in via di sviluppo che è basato su tre pilastri: partecipazione diretta alla Commissione per gli affari fiscali (Cfa) e dei suoi organi sussidiari; creazione di un network tecnico che includa i loro funzionari amministrativi e di politica fiscale; sostegno all'implementazione pratica delle misure Beps tramite toolkit e task force di specialisti dedicati.

I Beps stanno dunque acquisendo una dimensione globale e il relativo Action plan di 15 azioni dovrà essere implementato entro la fine del 2015.

Dopo il rilascio del primo pacchetto di sette azioni, il 16 settembre 2014, focalizzate sulle sfide a livello fiscale che impone l'evoluzione dell'economia digitale, sulla necessità di modifiche alle regole internazionali sul transfer pricing e sul contrasto alla cosiddetta “double non taxation”, si attende ora la definizione delle restanti otto raccomandazioni, tra le quali rientra proprio quella relativa all'ampliamento della definizione di “stabile organizzazione” contestata nel caso Apple.

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