Professione

Negli studi professionali 8mila cassintegrati

di Andrea Marini

«Pari dignità per gli studi professionali» e «ammortizzatori sociali per tutti». In questi due striscioni, appesi all'ingresso del centro congressi Capranichetta di Roma (a piazza Montecitorio di fronte alla Camera dei deputati), sta il senso della protesta organizzata dalle professioni. Dai legali ai notai, passando per i consulenti del lavoro e i veterinari, il mondo delle professioni si è riunito ieri a pochi passi dai palazzi del potere per chiedere al governo di modificare il decreto interministeriale sugli ammortizzatori in deroga: l'obiettivo è reintrodurre la copertura anche per queste categorie (un platea di circa un milione di lavoratori).
Ieri è stata anche l'occasione per diffondere i numeri 2013 della cassa integrazione in deroga negli studi professionali. In totale sono stati 8.092 i percettori, per un valore complessivo di 2,5 milioni di ore autorizzate. Cifre in aumento del 70% rispetto al 2012. I professionisti più interessati da questo ammortizzatore sociale sono quelli nel comparto consulenza amministrativo-gestionale (1.763), seguiti dagli studi notarili (1.511 percettori) e quelli commerciali-tributari (983). Una platea che nel 2014 potrebbe andare ad incrementare le statistiche sulla disoccupazione se non verrà modificato il decreto del governo.
I sussidi in deroga verranno superati nel 2016 con il decollo dei fondi di solidarietà bilaterali. Nel frattempo, a fine novembre, i ministeri dell'Economia e del Lavoro hanno licenziato una bozza di decreto che rivede i criteri di concessione di cassa e mobilità in deroga, stringendo le maglie: vengono esclusi gli apprendisti, i lavoratori somministrati e, appunto, gli studi professionali. Già a dicembre la Conferenza Stato-Regioni aveva espresso parere negativo sul decreto, evidenziando proprio la riduzione delle tutele. La scorsa settimana è stata la volta delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, che hanno dato il loro voto favorevole alla riammissione degli studi professionali tra i beneficiari della cassa in deroga. Nei prossimi giorni ci sarà un nuovo incontro Governo-parti sociali. L'esecutivo per ora non si sbilancia. Ma dal ministero del Lavoro fanno sapere che la questione è tra le «proposte da esaminare».
Le professioni premono per un' apertura. Anche perché, fa notare Confprofessioni (la confederazione italiana libere professioni), il ricorso alla cassa in deroga da parte dei dipendenti degli studi professionali ha inciso nel 2013 per appena l'1% sul totale delle ore autorizzate su tutto il territorio nazionale. «Siamo una categoria che ricorre solo in extremis allo strumento di sostegno al reddito, un dato questo che non deve essere sottovalutato», spiega Gaetano Stella, presidente Confprofessioni, che aggiunge: «Abbiamo ricevuto un colpo basso che non meritiamo».
All'evento di ieri hanno partecipato anche i rappresentati dei lavoratori. Brunetto Boco, segretario Uiltucs-Uil, ha parlato di «regime discriminatorio inaccettabile, visto che quello delle professioni è un settore che produce buona occupazione, con una elevata formazione e un'apertura ai giovani». «Se non ci sarà il rifinanziamento della cassa, ci saranno nuovi disoccupati, soprattutto donne e giovani», aggiunge Pierangelo Raineri, segretario Fisascat-Cisl. Per Franco Martini, segretario Filcams-Cgil, «ci si dimentica troppo spesso che il settore terziario rappresenta una parte consistente del Pil nazionale. Bisogna vincere questa battaglia culturale».
Secondo Armando Zingales, presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici, «i professionisti ed i loro dipendenti sono equiparati alle imprese quando fa comodo alle componenti politiche e alle lobby a loro contigue, mentre non lo sono quando si tratta di adottare provvedimenti equi nel settore degli ammortizzatori sociali».

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