Contabilità

Un'azienda su quattro vittima di frodi e truffe

di Marco Bellinazzo

Un'azienda su quattro in Italia è stata vittima di crimini economici negli ultimi due anni, fase in cui si è registrato un forte aumento delle frodi di questo tipo cresciute dal 17 al 23 per cento. Rispetto allo scenario globale l'Italia si posiziona tra i paesi "virtuosi", sotto la media del 37% di aziende colpite, analogamente a paesi come Turchia, Perù, Hong Kong, Giappone e Portogallo, a distanza dalle realtà più esposte come Sudafrica, Ucraina e Russia, tutte su livelli superiori al 60 per cento.
A fotografare la situazione è la Global Crime Survey 2014 di PwC, la più ampia indagine condotta sul fenomeno delle frodi economico-finanziarie, dalla corruzione al più recente cyber crime. I risultati sono stati raccolti attraverso oltre 5mila interviste in 95 paesi e hanno coinvolto anche 101 aziende italiane. Per leggere i dati, Alberto Beretta, Partner Forensic Services di PwC , ha spiegato che bisogna tenere conto «della capacità delle aziende di intercettare i fenomeni di frode e del grado di trasparenza dei Paesi e delle aziende. Le frodi finanziarie sono un fenomeno in crescita sia a livello globale (+3%) che in Italia (+6%). Tra gli aspetti positivi abbiamo rilevato una crescente sensibilità e un maggior impegno nella fase di prevenzione da parte delle aziende. Infatti è cresciuto il numero delle organizzazioni che negli ultimi 24 mesi ha effettuato un fraud risk assessment (dal 54% al 70%)».
In Italia, la categoria di frode più diffusa resta l'appropriazione indebita, al 65%, seguita dal cyber crime e dalle frodi contabili al 22 per cento.
A subire il maggior numero di frodi sono le aziende del settore manifatturiero, (67%), energia e utilities (43%), trasporto e logistica (40%), servizi finanziari (28%). Ma un'azienda italiana su due vittima di crimini economico-finanziari ha appunto dichiarato che la frode è stata inizialmente intercettata grazie ai sistemi di individuazione di operazioni sospette (20% dei casi) e attività di fraud risk management mentre il 15% a seguito di "soffiate" esterne.
Per il 26% delle aziende tricolori "truffate" i danni finanziari sono quantificabili tra 1 e 75 milioni di euro. I fenomeni fraudolenti a più alto impatto sono stati commessi da autori interni all'azienda (85%). Oltre ai danni economici, le organizzazioni sono preoccupate anche dei cosiddetti "danni collaterali", difficilmente stimabili in termini finanziari, che riguardano in particolare: la motivazione dei dipendenti (22%), la reputazione dell' azienda (17%) e le sanzioni delle autorità di vigilanza (13%).
L'identikit del frodatore è significativa: uomo, tra i 41 e 50 anni, in azienda da più di 10 anni, con una funzione di senior management e un titolo di studio tra la scuola secondaria e la laurea.
La ragione che spinge i fraudster (interni all'azienda) ad agire è l'opportunità di frodare senza essere scoperti e l'abilità, bypassando le barriere del sistema di controllo interno (72%) in particolare per le frodi "contabili e fiscali".

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