Controlli e liti

Italia-Svizzera, l'accordo ormai è in vista

di Alessandro Galimberti


L'accordo fiscale tra Italia e Svizzera – intesa necessaria per motivi diversi ad entrambi i paesi ma da anni arenata – questa volta sembra davvero vicino. La visita a Roma del presidente della Confederazione, Didier Burkhalter, che ieri ha incontrato il premier Matteo Renzi e il ministro degli esteri Federica Mogherini in un clima di cordialità e di ottimismo reciproco, potrebbe segnare una svolta sui tavoli negoziali tecnici, impegnati da tempo su più fronti.
Per Roma il tema portante è quello dell'assistenza fiscale bilaterale, un meccanismo di collaborazione tra le amministrazioni che, con qualche anno di anticipo sullo scenario internazionale (si veda il grafico a lato), consentirebbe di avere informazioni sui contribuenti con depositi in fuga dal fisco.
Per la Svizzera, destinata a lasciare per strada il dogma del segreto bancario (la resa è stata di fatto firmata in sede Ocse a Parigi a inizio maggio) la questione dell'accordo oggi è ancora più vitale: da questo dipende infatti il riconoscimento di Berna come paese "collaborativo" – uscendo così dalla blacklist commerciale, che ostacola non poco l'attività delle sue multinazionali – e la possibilità per le banche svizzere di fare ingresso sul mercato italiano dei servizi finanziari.
A margine dei due pilastri dell'intesa ci sono poi anche questioni di puro corollario, come la vicenda del trattamento dei lavoratori frontalieri (alcune decine di migliaia di pendolari giornalieri, provenienti da Como, Varese e dal Piemonte orientale) rivedendo accordi vecchi di 40 anni, oltre allo status di Campione d'Italia, una piccola enclave territoriale immersa nel Canton Ticino e che di svizzero ha già la moneta (il franco), la rete telefonica, le targhe delle auto e anche, in parte, il sistema sanitario.
Ma il grosso delle questioni, e delle residue frizioni, si gioca sulla finanza e sull'accesso al mercato di due paesi legati a doppio filo, non solo per ragioni geografiche. Non a caso il presidente Burkhalter ha auspicato «di ottenere dall'Italia un impegno chiaro per costruire un pacchetto che sia soddisfacente per entrambi i paesi» aprendo alla «regolarizzazione del passato, lo scambio delle informazioni fiscali e la fiscalità dei lavoratori frontalieri» e aggiungendo di aver parlato con Renzi in maniera «diretta e franca» dell'accordo, che deve essere coerente per entrambi i Paesi».
Sullo sfondo degli accordi restano però molte questioni strettamente di politica interna italiana a preoccupare Berna. A cominciare dal cammino della legge sulla riemersione dei capitali all'estero – la cosiddetta voluntary disclosure - attualmente al vaglio della Camera dei deputati, e che secondo fonti parlamentari potrebbe terminare l'iter di approvazione entro il prossimo ottobre. Il testo di quella legge già contiene un'apertura importante verso la Confederazione, che probabilmente spiega anche l'accelerazione diplomatica delle ultime settimane: la Svizzera di fatto potrebbe diventare un paese "white" anche in tema di rientro dei capitali se entro sei mesi concluderà un accordo fiscale con Roma, una norma che tra l'altro dimezzerebbe la prescrizione fiscale (con enormi benefici sulle sanzioni) per le decine di migliaia di italiani titolari di conti e di capitali oltralpe.
Altro aspetto delicato è la questione dell'autoriciclaggio. Il nuovo reato, che permetterebbe di perseguire con molta efficacia i possessori di capitali in fuga (probabilmente, nella formulazione attuale della legge, anche con qualche possibile eccesso) è visto con qualche (per usare un eufemismo) perplessità negli ambienti finanziari lungo il confine. Ma proprio ieri, su quella che è destinata a diventare la vera partita dell'Aula alla ripresa di agosto, è intervenuta anche la nuova direttrice dell'agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, che a margine di un'audizione al Senato ha dichiarato che «le misure che consentono il rientro dei capitali devono essere accompagnate da misure sull'autoriciclaggio», spiegando che l'Agenzia su questo tema è pronta «a fare un lavoro puntuale».
Intanto il cammino parlamentare della legge sul rientro dei capitali riprende proprio oggi, con il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti atteso per un'audizione alla commissione Giustizia della Camera.

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