L'esperto rispondeImposte

La trasferta fittizia aggira imposte e contributi

di Alberto Bosco e Angelo Pompei

La domanda

Faccio l'autista di betoniere per calcestruzzo. Il mio datore di lavoro continua a mettere in busta paga cifre legate a trasferte (in Italia) levandomi ore lavorate. In realtà, io trasferte non ne faccio e, anche se fosse, la cifra per le trasferte dovrebbe essere aggiunta allo stipendio, che invece viene decurtato. Che cosa posso fare?

L'indennità di trasferta – la quale, nel caso degli spostamenti al di fuori del comune ma circoscritti al territorio italiano, è esente da imposizione contributiva e fiscale fino a euro 46,48 al giorno, al netto delle spese di viaggio e di trasporto – mira a compensare il lavoratore delle maggiori spese (laddove non sia previsto il rimborso a pie' di lista), in considerazione del fatto che la prestazione di lavoro avviene in un luogo diverso da quello abituale. Nel caso in esame, la condotta del datore di lavoro non è corretta, poiché egli utilizza una sorta di stratagemma, piuttosto elementare e quindi facilmente rilevabile in caso di ispezione, con il quale può anche sostenere che la retribuzione netta del lettore non subisce alcuna decurtazione, ma in realtà lo sottrae all'imposizione contributiva e fiscale, con conseguente creazione di un danno non solo all'Inps e all'erario, ma anche all'interessato, perché quella parte del trattamento economico spettante al lavoratore come ore di lavoro effettivamente e regolarmente prestato, compensate invece come "indennità di trasferta", non viene considerata utile ai fini della contribuzione previdenziale e, pertanto, provoca il mancato incremento della sua futura pensione. Sarebbe quindi opportuno che il lavoratore evidenziasse al datore di lavoro la scorrettezza e il danno che tale comportamento provoca.

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