Imposte

Rischio medie per il bonus investimenti

di Luca Gaiani

La media annuale manda fuorigioco il bonus investimenti. Il confronto tra acquisti di un singolo semestre e media di investimenti rapportati a 12 mesi rischia di impedire a molte imprese di sfruttare il credito di imposta del 15% previsto dal Dl 91/14, il cui primo step è in scadenza a fine anno. Problemi anche nell'individuazione dei beni agevolabili inclusi nella tabella Ateco 28. Su queste e su altre problematiche si attendono le istruzioni dell'agenzia delle Entrate.

Investimenti concentrati
Le imprese cominciano a fare i calcoli dei possibili benefici derivanti dall'incentivo agli investimenti introdotto dal decreto 91/2014. La prima tranche di credito di imposta scaturisce dagli acquisti (diretti o in leasing) effettuati tra il 24 giugno 2014 e la fine del corrente esercizio. Il bonus, pari a un credito del 15% (spendibile in tre anni a partire dal secondo esercizio successivo), spetta solo se gli investimenti del periodo superano la media del quinquennio precedente, calcolata scartando l'annualità con importo maggiore e dividendo la somma per quattro. Sia per il periodo agevolato, sia per la media, si considerano solo i beni strumentali nuovi, di costo superiore a 10mila euro, compresi nella divisione 28 della tabella Ateco. Il meccanismo di calcolo dell'importo detassabile ha in sé un'anomalia “matematica”: occorre infatti sottrarre dagli acquisti effettuati in un semestre (il secondo, o poco più, del 2014, cui seguirà, con un conteggio distinto, il primo del 2015) quelli realizzati (in media) nell'arco di 12 mesi. Questo meccanismo (già previsto nella legge 383/01, quando però si ebbe a disposizione, quale secondo periodo utile, un intero anno solare) privilegia, in modo causale, le imprese neocostituite (che detassano tutti gli investimenti) e quelle che, per scelta o evento fortuito, concentreranno in un unico semestre (secondo 2014 oppure primo 2015) tutti gli investimenti (dovendo “superare” una sola volta la media).

Ragguaglio temporale
Come evitare questa anomalia? Con un'interpretazione ampia e sistematica, l'agenzia delle Entrate potrebbe consentire (pur in presenza di un diverso dato letterale) di ragguagliare la media al numero di giorni compreso nel periodo agevolato (ad esempio, per gli investimenti 2014, parametrando l'importo medio al rapporto 190/365, dove 190 sono i giorni dal 24 giugno al 31 dicembre). In alternativa, sempre adottando una tesi estensiva, si potrebbe far ripescare, per il bonus 2015, gli investimenti del 2014 non sfruttati in quanto inferiori alla media.
Un altro aspetto che rischia di limitare la portata dell'incentivo deriva dal richiamo (che già aveva generato problemi per la Tremonti-ter) alla tabella Ateco 28. Le Entrate, nella circolare 44/E/2009, avevano permesso di detassare anche beni di voci differenti, utilizzati per il funzionamento di cespiti della 28, purché si trattasse di dotazione essenziale e indispensabile. Sarebbe opportuna un'ulteriore apertura, che consenta di estendere il bonus a tutti i beni connessi con gli impianti agevolati, eliminando dunque la condizione di indispensabilità.
L'Agenzia dovrebbe inoltre confermare che la media è “mobile”, cioè che per calcolare il credito di imposta per gli investimenti 2015 si deve fare riferimento al quinquennio 2010-2014 (intero anno), sempre escludendo l'esercizio con importo più elevato.

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