Imposte

Via libera definitivo al decreto

di Marco Rogari

Conferma del bonus da 80 euro nel 2014 per i lavoratori dipendenti con un reddito annuo tra gli 8mila e i 24mila euro con un leggero decalage fino 26mila euro senza ulteriori estensioni. E conferma anche del taglio strutturale dell'Irap del 10% finanziato dall'aumento dal 20% al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie. Che, per effetto delle modifiche parlamentari, viene però sterilizzato per le casse di previdenza con un contestuale innalzamento dall'11% all'11,5% della "tassa" sui fondi pensione. Sale anche a 73,50 euro il contributo per il passaporto ma viene eliminato l'esborso annuale da 40,29 euro. Sono questi alcuni dei tratti somatici del decreto Irpef dopo il restyling operato al Senato e avallato in toto dalla Camera, dove ieri il Governo Renzi ha incassato la tredicesima fiducia da quando si è insediato con 304 "sì" e 201 contrari.
Il provvedimento otterrà oggi il via libera definitivo di Montecitorio. Che, anche a causa dei stretti tempi a disposizione (il Dl scade il 23 giugno), non ha apportato alcun correttivo. Con il risultato di mantenere blindato il bonus Irpef, in attesa di estenderlo a famiglie mono-reddito con più figli a pensionati e incapienti con la prossima legge di stabilità. Così come il taglio dell'Irap. Nel testo che sarà approvato oggi definitivamente resta l'imposta sulla rivalutazione dei beni d'impresa ma il pagamento è diluito in tre tranche (16 giugno, 16 settembre e 16 dicembre) anziché in un'unica soluzione come previsto originariamente. E arrivano la proroga a ottobre del versamento della Tasi per i Comuni ritardari, resa immediatamente operativa dal decreto ad hoc varato dal Governo, e la riammissione alla rateizzazione delle cartelle Equitalia per i contribuenti decaduti con il vecchio regime (ritornando al percorso in 72 rate). Slitta anche al 15 settembre il termine per il pagamento delle concessione demaniali (spiagge).
Tra i punti fermi del Dl c'è, in tema di coperture, l'aumento al 26% della tassazione sulle plusvalenze ottenute da banche e assicurazioni con la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Altro cardine del decreto lo sblocco di una nuova tranche di pagamenti di debiti della Pa alle imprese (obiettivo minimo 5 miliardi e massimo di 8 miliardi), che dovrebbe concorrere anche al sistema delle "coperture" con la maggiore Iva prodotta. Su questo versante non sono mancati alcuni ritocchi. A cominciare da quello che concede alle imprese due mesi di tempo in più per la certificazione. Ritocchi anche alle misure sulla fatturazione elettronica.
Sempre durante il passaggio in Parlamento il decreto ha imbarcato una mini-riforma degli Affari esteri in chiave di maggiore tutela del made in Italy. È poi slittato al 2016 l'obbligo di pubblicare solo online i bandi di gara. Quanto ai tagli, confermata la stretta di 150 milioni sulla Rai che però vede tutelate le proprie sedi regionali. Il testo prevede un taglio di 400 milioni alla Difesa, lo sfoltimento delle auto blu e un giro di vite per 2,1 miliardi sugli acquisti di beni e servizi della Pa: 700 milioni a testa per amministrazioni centrali, Regioni e enti locali che per non dovranno far obbligatoriamente scattare la riduzione del 5% dei contratti in essere.

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