Imposte

Bonus Irpef, scontro sull'estensione Imposta a rate sui beni d'impresa

di Marco Rogari


L'estensione del bonus da 80 euro ai nuclei mono-reddito con più figli, almeno 3, rischia di non entrare nel decreto Irpef. L'accordo non è stato ancora trovato nella maggioranza. Ncd insiste nel suo pressing. Ma da palazzo Chigi sarebbe arrivato uno stop. Anche perché il premier sarebbe più propenso a realizzare questa operazione con la prossima legge di Stabilità, insieme all'attribuzione del bonus anche a pensionati e incapienti. Un braccio di ferro che riguarda l'irrobustimento del taglio del 10% dell'Irap per le piccole imprese agendo sulla franchigia (proposto sempre da Ncd). E che ha provocato il rallentamento del cammino parlamentare del decreto. Ieri le commissioni, che contavano di chiudere i lavori, hanno votato solo pochi articoli con alcune modifiche. A cominciare dal pagamento rateizzato e non più in unica soluzione dell'imposta sulla rivalutazione dei beni d'impresa e della trasformazione da obbligatoria in facoltativa del taglio lineare del 5% sui nuovi contratti di acquisto di beni e servizi.
I nodi principali, ovvero bonus Irpef, Irap, Rai e editoria, sono stati rimandati a martedì. Con il rischio di far slittare l'approdo in Aula del testo, attualmente previsto proprio per martedì. A questo punto non è da escludere il ricorso alla fiducia da parte del Governo. Il Dl, che scade il 23 giugno e che è destinato ad assorbire il prossimo decreto sulla proroga della Tasi, approderà alla Camera non prima del 9 giugno.
Tornando al braccio di ferro nella maggioranza, le tensioni sono confermate dal capogruppo di Ncd al Senato, Maurizio Sacconi: «Insistiamo nel chiedere l'estensione mirata della detassazione a famiglie e imprese». Nelle prossime ore si cercherà un compromesso probabilmente sull'Irap.
Ieri le commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno dato l'ok la pagamento dell'imposta sulla rivalutazione dei beni d'impresa non più in un'unica soluzione ma in tre rate (16 giugno, 16, settembre e 16 dicembre). Novità anche sulla "spending" per il capitolo degli acquisti dei beni e servizi: il taglio lineare del 5% dovrà essere considerato facoltativo dalla Pa non solo per i contratti in essere ma anche per i nuovi contratti. Scompaiono le sanzioni previste per le amministrazioni inadempienti.
Disco verde anche ad altri due correttivi del Governo. Il primo prevede che anche nel 2015 la dote da misure straordinarie di contrasto all'evasione dovrà essere utilizzata per la riduzione delle tasse, in primis sul lavoro. Contemporaneamente potranno confluire nel Fondo taglia-tasse solo le risorse da interventi strutturali di lotta al nero. Il secondo ritocco obbliga dal 2015 tutte le Pa a pubblicare un indicatore trimestrale di tempestività dei pagamenti. Via libera anche ad alcuni correttivi dei relatori, Cecilia Guerra (Pd) e Antonio D'Ali (Ncd). A partire da quello che consente agli enti pubblici di ricerca di prorogare contratti di lavoro per attività finanziate da fondi Ue anche in deroga ai tetti previsti per i contratti a termine. Regioni, Province e Comuni vengono poi esentate dallo stop a nuovi incarichi di consulenza e collaborazione. È passato anche un ritocco di Sc-Pi che, in caso di mancato varo del previsto Dpcm, rende automatico il tetto di 5 auto blu per ogni ministero. Salta invece l'emendamento della relatrice Guerra sulle rendite finanziare <WC1>che puntava a equiparare la tassazione sui dividendi e le plusvalenze delle partecipazioni qualificate e non qualificate<WC>: la questione sarà affrontata nella delega fiscale.

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