Controlli e liti

Sull'autoriciclaggio disegno di legge del Governo

di Marco Ludovico

La novità è storica per la normativa contro le infiltrazioni malavitose nell'economia: si introduce, dopo anni di dibattito, il reato di autoriciclaggio. C'è un pacchetto di articoli allo studio dei ministeri Interno e Giustizia, potrebbe vedere la luce anche presto. Punisce, in particolare, chi ricicla nel circuito legale i proventi economici della propria attività criminosa: come chi ricava denaro da un'estorsione e poi reimpiega i soldi: quest'ultimo aspetto, finora sanzionato, è considerato, appunto, autoriciclaggio. La norma in arrivo è stata invocata negli anni e anche di recente da molti autorevoli addetti ai lavori. Dal vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello al presidente del Senato Piero Grasso, dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone fino alla commissione presieduta da Roberto Garofoli a palazzo Chigi durante la presidenza di Enrico Letta. Proprio la commissione Garofoli - di cui hanno fatto parte, tra gli altri, i pm Raffaele Cantone, oggi numero uno dell'Anticorruzione, e Nicola Gratteri - nella relazione finale sollecita l'introduzione della norma sull'autoriciclaggio più altre misure che dovrebbero entrare nel nuovo pacchetto in dirittura d'arrivo. Nella bozza messa a punto tra i tecnici del Viminale e del dicastero della Giustizia si ipotizza, per esempio, una figura rafforzata di commissario di governo nei comuni sciolti per mafia. La terna di commissari avrà compiti «a tempo pieno»: sparisce, in sostanza, la figura del prefetto con un incarico principale a cui si aggiunge quello del commissario. Sono poi previste norme di miglioramento sulle misure di prevenzione - sequestro e confisca - e, altro tema di grande dibattito tra gli addetti ai lavori, il riordino dell'Agenzia dei beni sequestrati e confiscati. La revisione, in realtà, tocca soprattutto la configurazione del vertice della struttura con la previsione che alla guida possa essere designato non più solo un prefetto - com'è oggi - ma anche un magistrato. Una riforma, quella della governance dell'Agenzia, anch'essa sollecitata da più parti, come la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, e il procuratore nazionale della Dna Franco Roberti. Ma il punto è molto delicato. Non è un caso, peraltro, che a distanza di oltre un mese dall'addio per limiti di età del prefetto Giuseppe Caruso l'agenzia sia rimasta senza una guida. La sintesi su un nuovo nome - con le norme in vigore non può che essere un prefetto - tra il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il premier Matteo Renzi non c'è ancora. Con il trascorrere del tempo non si può più escludere che arrivi un magistrato: attraverso un decreto legge, giustificato dallo stallo dell'agenzia con la gestione di diversi miliardi di patrimonio sequestrato e confiscato ai mafiosi.

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