Imposte

Nata la prima impresa con vincoli di valuta virtuale

di Alessandro Galimberti

Nasce la prima impresa sociale con doppio sottostante in criptovaluta. L’operazione sottoscritta il 9 dicembre a Torino - protagonista Baig Research Centre srl, – ente di ricerca di ambito accademico nel settore del diritto e delle nuove tecnologie blockchain e intelligenza artificiale - segna un ulteriore passo nello sdoganamento della tecnologia a certificazione diffusa e criptata che sta rivoluzionando i rapporti sociali e giuridici. La novità non è tanto nel conferimento di capitale con asset virtuali - già affrontata, bocciata e poi riabilitata dalla giurisprudenza rispettati certi parametri - quanto nel doppio vincolo con due delle maggiori valute virtuali e, soprattutto, con il ruolo di garanzia di un wallet terzo rispetto ai soggetti sottoscrittori.

Nel dettaglio i soci di Baig hanno deliberato che parte dell’aumento potrà essere eseguito mediante cessione di due crediti aventi adoggetto una certa quantità di bitcoin ed ether detenuti presso una piattaforma che farà da wallet provider ed exchange (interamente italiano, con sede in Torino) gestita da due dei sette soci di Baig. L'operazione si caratterizza perché per la prima volta è stato conferito un bene avente come sottostante la criptovaluta nativa della blockchain Ethereum, ether in aggiunta a bitcoin, quindi una operazione multi-crypto-currency. Dal punto di vista civilistico, la natura giuridica del credito oggetto di conferimento trova fondamento nella funzione del wallet provider della piattaforma Young Platform. Tra l’utente e la piattaforma si configura un diritto, vantato direttamente nei confronti del provider, alla restituzione di beni (le criptovalute, appunto) depositate presso gli account sulla piattaforma medesima. La natura fungibile di queste criptovalute e le caratteristiche del rapporto contrattuale tra la piattaforma e l'utente permettono di assimilare il rapporto a un deposito di tipo irregolare ( articolo 1782 del Cc); l’obbligo del provider è infatti restituire (o convertire) una quantità equivalente alle criptovalute depositate. In sostanza proprio il diritto relativo al sottostante in criptovalute è stato ritenuto un elemento di attivo conferibile previa redazione di una rituale perizia. Nell’operazione si è tenuto conto della giurisprudenza più avanzata (Tribunale Brescia 18 luglio 2018 e Corte d'Appello Brescia 3 dicembre 2018 (OneCoin), Tribunale Firenze 17/2019 e 18/2019) per adeguarsi ai rilievi critici che avevano determinato, per esempio, il bando alle cripto non sufficientemente chiare e affidabili . Le caratteristiche indispensabili sono state considerate l’idoneità a essere oggetto di valutazione economica, l’esistenza di un mercato di riferimento , e infine, ma la questione è discussa, l’idoneità del bene oggetto di conferimento ad essere “bersaglio” da parte dei creditori sociali o sottoposto a provvedimenti dell’autorità. Per i primi due elementi, la scelta è caduta sulle due criptovalute con maggiore diffusione nel mondo (inserite nella quasi totalità degli exchange mondiali), mentre per il terzo, si è scelto di coinvolgere un wallet provider nazionale che potesse fungere da custode garantendo, fintanto che le criptovalute saranno detenute presso di esso, un punto di riferimento soggetto alla giurisdizione italiana nel caso di provvedimenti emessi dalle autorità nazionali. Per queste ragioni e con l'intento di stabilire una best practice, Baig manterrà le proprie criptovalute o cryptoassets presso soggetti terzi come Young per tutta la propria esistenza.

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