Professione

Il Parlamento preme sul Governo per l’equo compenso

di Federica Micardi

L’equo compenso per i professionista diventa una priorità per il Governo. L’impegno è stato assunto ieri dal sottosegretario di Stato per la Giustizia Vittorio Ferraresi durante il dibattimento a Montecitorio. Il sottosegretario si dichiarato favorevole ad adottare interventi normativi per garantire l’effettiva applicazione del principio dell’equo compenso per le prestazioni svolte da professionisti a favore delle pubbliche amministrazioni, grandi imprese, banche e assicurazioni e ad avviare una mirata interlocuzione con tutte le professioni ordinistiche per poter elaborare una proposta normativa coerente ed unitaria sul tema.

Ad invitare l’esecutivo a affrontare le molte questioni aperte sul mondo delle professioni , in primis quella di un adeguata remunerazione delle prestazioni, è stata la Camera dove ieri sono state approvate, con voto bipartisan alcune parti di cinque diverse mozioni a tutela dei professionisti presentate dal Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Gruppo misto e Pd (si veda il Sole 24 Ore del 23 ottobre) e co-firmate praticamente da tutte le forze politiche.

Le mozioni spaziavano su tantissime questioni alcune d’interesse generale altre, invece, relative a specifiche categorie professionali, come avvocati, veterinari, personale socio sanitario.

L’obiettivo delle mozioni era, da una parte , quello di ridurre le differenze che oggi esistono tra lavoratori dipendenti, tutelati da una serie di norme, e lavoratori autonomi spesso senza tutele, dall’altra di risolvere problematiche contingenti relative a tutte le partite Iva o ad alcuni specifici settori. Si è quindi parlato di equo compenso e welfare, ma anche dell’aumento di borse di studio per gli specializzandi in medicina o della riformulazione della legge che consente alle farmacie di avere anche un socio unico di capitale, norma che ha aperto la strada a colossi stranieri a scapito dei professionisti nostrani.

Il Governo viene invitato a prevedere che ogni nuova misura di welfare prevista per i dipendenti venga estesa anche ai titolari di partita Iva, a prendere iniziative per sostenere i liberi professionisti in difficoltà, ad offrirgli servizi dedicati alla consulenza e all’orientamento su fisco e welfare, e a tutelarli nei contratti commerciali e nei ritardati dei pagamenti.

Ma non è tutto, l’esecutivo viene anche invitato ad assumere ogni iniziativa di tipo normativo finalizzata a favorire la formazione tra i professionisti; a semplificare il regime tributario e fiscale, incluso il sistema degli Isa, gli indici sintetici di affidabilità, e a valutare la possibilità di una progressiva eliminazione dell’obbligo di trasmissione delle liquidazioni trimestrali dell’Iva.

Nel caso dell’avvocatura viene chiesto di consentire deroghe all’incompatibilità tra la subordinazione - o parasubordinazione - e la professione.

Soddisfatto il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin: «Il Parlamento con l’approvazione oggi da parte dell’Aula della Camera della mozione bipartisan sulle iniziative a sostegno delle libere professioni finalmente conferma il principio per cui gli avvocati e in generale i professionisti non sono un costo d’impresa ma una risorsa per la democrazia».

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