Professione

Supermarket e ristoranti: cresce la solidarietà anti spreco

di Giuseppe Latour

Oltre 1,1 milioni di farmaci. Circa 700mila pasti da mense e cucine ospedaliere. Più di 7.600 tonnellate di eccedenze alimentari dalla Gdo. A pochi giorni dal terzo compleanno della legge anti-sprechi (legge 166/2016), il bilancio della sua applicazione è in queste tre cifre, tutte relative al 2018.Un pacchetto di meno di venti articoli, fatto soprattutto di semplificazioni, è riuscito a innescare un processo di economia circolare che, adesso, potrebbe essere allargato ad altri settori. A partire dal recupero dei libri.

A illustrare la genesi di quella legge è la prima firmataria Maria Chiara Gadda, deputata  Pd: «È nata da un’analisi del mercato, cercando di rimuovere ostacoli che rendevano complesso il recupero di alcuni prodotti. Agisce attraverso la chiarezza normativa, senza obblighi e sanzioni. Il suo obiettivo è rispondere a un bisogno sociale».

La norma porta semplificazioni amministrative e fiscali alla donazione di beni di prima necessità, fatta da soggetti che intendono cederli perché invenduti, prossimi alla scadenza o non commerciabili per qualche vizio. Dalla sua entrata in vigore, il 14 settembre 2016, ha favorito molti processi virtuosi. A partire dalla grande distribuzione organizzata. Nel 2018 la fondazione Banco alimentare ha recuperato e distribuito oltre 90mila tonnellate di alimenti; in questo insieme è molto cresciuto proprio il recupero delle eccedenze dalla Gdo, cioè il settore su cui ha avuto un impatto maggiore la legge 166: sono 7.677 le tonnellate raccolte (+36%). Questo incremento è dovuto soprattutto ai 485 nuovi punti vendita che hanno scelto di donare al Banco alimentare, portando il totale a 1.515.

«Grazie alla legge Gadda – racconta il presidente di Banco alimentare, Giovanni Bruno – abbiamo incrementato molto soprattutto il recupero dalla Gdo di prodotti freschi e in scadenza veloce. Una norma che ha favorito queste operazioni: il fatto che se ne potesse parlare con più normalità ha favorito la loro diffusione».

Questi numeri sono da incrociare con quelli di Federdistribuzione, che nel 2018 ha fatto registrare un incremento del 13%, arrivando a circa 6mila tonnellate di eccedenze donate attraverso il Banco alimentare: una crescita meno esplosiva, perché si confronta con un 2017 già ottimo, nel quale erano moltissimi (oggi sono 933) i punti vendita di Federdistribuzione attivi nelle donazioni. Per il presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara questi numeri possono però ancora aumentare: «Con la legge Gadda è stato fatto un significativo passo avanti. Un’accelerazione potrebbe arrivare se le amministrazioni comunali introducessero sconti nella tariffa dei rifiuti per i soggetti che donano».

Ma c’è anche la ristorazione collettiva, di cui parla Lino Volpe, presidente di Elior Italia, tra le principali aziende del settore: «Noi abbiamo circa quaranta nostri ristoranti che fanno recupero». Sono, tra gli altri, mense aziendali e cucine ospedaliere: «Le eccedenze di cibo vengono conservate in un ambiente idoneo e, poi, ritirate da una Onlus che si occupa di redistribuirle». Questo ha portato Elior a recuperare 120-130mila porzioni all’anno: significa che, a livello globale, il settore della ristorazione collettiva rimette in circolazione circa 700mila pasti ogni 12 mesi. Un numero altissimo, se consideriamo che prima della legge 166/2016 il fenomeno era quasi inesistente. L’aspetto che, secondo Volpe, ha inciso maggiormente su questa performance è quello dell’attribuzione delle responsabilità. «Adesso le tutele per chi dona sono molto rafforzate», racconta.

Ma il recupero riguarda anche i medicinali, come testimoniano i numeri del Banco farmaceutico, fondazione che si occupa di raccogliere e redistribuire farmaci ancora idonei. Nel 2018 ha donato un milione e 154mila farmaci per un valore di quasi 13 milioni di euro.

«I canali di raccolta – spiega il dg Filippo Ciantia – sono tre: le giornate di donazione dei consumatori, le donazioni delle case farmaceutiche e le donazioni di farmaci ancora validi da persone che non ne hanno più bisogno. Gli ultimi due sistemi, grazie alla legge 166, sono stati molto facilitati. Per noi è stato un intervento formidabile». Vengono così utilizzati farmaci perfettamente validi che, per qualche ragione, non possono entrare in commercio o che rischiavano, semplicemente, di restare dimenticati in qualche cassetto.

Ma il meccanismo non si ferma qui. La legge 166 ha già ricevuto, dopo la sua entrata in vigore, diverse limature, come racconta ancora Gadda: «È stata già ampliata e coordinata con la riforma del terzo settore, ma l’obiettivo è ampliarla ancora per rafforzare la sua natura di prima norma in Italia sull’economia circolare».

Il riferimento è a un possibile ulteriore allargamento dell’elenco di beni: oggi ci sono alimenti, farmaci, prodotti per l’igiene della persona e della casa, cartoleria e cancelleria. «Qualche settimana fa - conclude Gadda - alla Camera avevamo già ipotizzato di aggiungere il recupero dei libri; potremmo riprendere tra poco quella proposta. Ma ci sono anche altre possibilità, come il recupero di materiali edili e componenti elettronici».

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