Controlli e liti

Agenzia delle Entrate, si profila il ritorno di Ruffini alla direzione

di Marco Mobili e Giovanni Parente

«Io credo molto a un fisco tutor più che a un fisco autovelox». Con queste parole il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha risposto il 5 novembre scorso in audizione alla Camera agli attacchi sulle complicazioni introdotte in nome della lotta all’evasione con il decreto fiscale. Una metafora che ha preso in prestito, per sua stessa ammissione, da un intervento sul «Corriere della Sera» di Ernesto Maria Ruffini. Una citazione che non era casuale in un momento in cui si stava giocando al Mef la partita delle nomine.

Una partita che ora si sta per concludere. L’intesa tra le forze di maggioranza sul ritorno di Ernesto Maria Ruffini alla guida dell’agenzia delle Entrate sarebbe stata raggiunta a inizio settimana con il via libera del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del Movimento 5 Stelle. E, salvo ripensamenti dell’ultima ora che non sono mancati in passato in occasioni simili, l’avvio della procedura di nomina è prevista per il Consiglio dei ministri convocato per lunedì 2 dicembre.

Quello di Ruffini è un rientro: nell’agosto dello scorso anno il Governo Conte I aveva scelto di sostituirlo dopo appena un anno dall’incarico di direttore preferendogli un generale della Guardia di Finanza, Antonino Maggiore. A convincere sia Gualtieri sia il premier, sono stati i risultati che stanno producendo due progetti avviati da Ruffini e perfezionati da Maggiore come la fatturazione elettronica tra privati scattata a inizio 2019 e la dichiarazione dei redditi precompilata. Quest’ultima idea fu presentata da Ruffini, all’epoca avvocato tributarista presso lo studio Fantozzi, a Matteo Renzi in una delle prime kermesse dei renziani alla Leopolda di Firenze. Una stima cresciuta nel tempo che aveva portato l’allora premier Renzi ad affidare a Ruffini prima la rottamazione di Equitalia (oltre quella delle cartelle). Mentre fu il Governo guidato da Paolo Gentiloni a scegliere Ruffini come sucessore alle Entrate di Rossella Orlandi.

Lo spoil system, i cui termini per le Agenzie fiscali scadono il prossimo 4 dicembre, potrebbe non colpire le Dogane e i Monopoli. Il condizionale è legato ancora alle incertezze e alle resistenze interne al Movimento 5 Stelle. Una parte del M5S e il ministro dell’Economia Gualtieri propendono per la conferma dell’attuale direttore Benedetto Mineo mentre l’altra ala pentastellata preferirebbe una soluzione di discontinuità con la nomina di un giovane outsider. Discontinuità ormai data per scontata all’agenzia del Demanio dove l’attuale direttore , il prefetto Riccardo Carpino, sembra destinato a lasciare la poltrona. In pole position per il cambio al vertice Alessandra Dal Verme attualmente alla Ragioneria generale dello Stato. Ma non è escluso che, in caso di conferma di Mineo alle Dogane, l’outsider in quota 5S possa andare ad occupare la poltrona di direttore del Demanio.

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