Adempimenti

Casa, nuova Imu base a 0,86 per cento. Dietrofront sulla stretta per i rimborsi del 730

di Marco Mobili e Gianni Trovati

La manovra è ancora un cantiere aperto. E nella continua ricerca di nuove risorse per far quadrare i saldi di finanza pubblica indicati nella Nadef spunta anche la tassa sulle sim card business. Per una nuova posta d’entrata in arrivo ce ne sono altre che invece escono dalla lista. Tra queste spicca quello che ieri su queste pagine abbiamo definito il “pignoramento del 730”. Al momento, infatti, il Governo avrebbe ritirato la proposta comparsa nelle bozze del Dl fiscale che autorizzava l’agenzia Entrate riscossione a decurtare delle somme iscritte a ruolo i crediti d’imposta indicati dai contribuenti nei modelli 730 e redditi.

Tra una bozza e un’altra arriva anche la «nuova Imu», mentre la semplificazione delle aliquote dell’imposta sugli immobili che dovrebbe aprire la strada al bollettino precompilato antievasione slitta al 2021. Eppure la semplificazione è il principio cardine dell’intervento, che non è certo destinato a ridurre la pressione fiscale sugli immobili. L’aliquota base della «nuova Imu» sarà lo 0,86 per mille, perché allo 0,76% dell’Imu di oggi somma l’1 per mille della Tasi. In molti Comuni oggi la Tasi, l’imposta gemella nata per finanziare i «servizi indivisibili», però non è applicata: e il nuovo standard allo 0,86% potrebbe suggerire la strada dell’aumento ai sindaci che fin qui si sono accontentati dell’Imu base. Sull’altro fronte, la «nuova Imu» potrebbe scendere fino a zero, a differenza di quella attuale che nella generalità dei casi non può scendere sotto lo 0,46 per mille. Ma è facile prevedere che l’Imu zero non sarà molto diffusa. Sempre sul terreno delle aliquote, per la stessa ragione cresce dallo 0,4 allo 0,5% lo standard per ville e castelli, cioè le abitazioni principali «di lusso» che non sono state esentate dall’imposta.

I tempi, si diceva, non sono brevi nemmeno per le semplificazioni antievasione. La «nuova Imu», anche nei progetti parlamentari dei mesi scorsi, prevedeva di ingabbiare le scelte locali in una griglia rigida di variabili, per evitare le oltre 300mila aliquote in cui oggi sul territorio si manifestano le due imposte gemelle. Ma la scelta su come limitare le libertà comunali non è semplice: la decisione sulle tipologie di immobili su cui articolare le aliquote sarà quindi affidata a un decreto attuativo e il nuovo regime chiamato a far applicare a tutti il bollettino precompilato da spedire a casa dei contribuenti partirà solo nel 2021.

Sugli immobili la manovra potrebbe prevedere altre novità. Il Governo, risorse permettendo, studia una maxiproroga per i bonus fiscali sui lavori in casa. Sempre secondo le bozze in via di definizione, sparisce la scadenza per la detrazione extra large del 50% sulle ristrutturazioni edilizie, che si avvia così a diventare una misura “a regime”, mandando definitivamente in pensione il vecchio bonus del 36 per cento.

L’ecobonus per interventi di riqualificazione energetica – ora destinato a terminare a fine anno – guadagna altri 24 mesi: viene prevista, infatti, la proroga fino al 31 dicembre 2021. Restano invariate le percentuali di detrazione, che attualmente premiano alcuni interventi (come le coibentazioni) con il 65% e altri (come il cambio delle finestre) con il 50 per cento.

A sorpresa spunta anche l’idea di una nuova tassa sui telefonini. In mattinata sono circolate bozze che indicavano un intervento erariale di 13 euro sulle sim ricaricabili per la clientela business, un aggravio che sarebbe però parzialmente compensato dall’abolizione dell’attuale tassa di concessione sugli abbonamenti (per altro ormai ampiamente residuali nel mercato). Entrate stimate per lo Stato nell’ordine di 250 milioni annui, quindi 750 milioni per il triennio della manovra. I Cinque Stelle si sono però subito dissociati, lasciando intendere che le ipotesi sul tema sono di fonte Pd. «L’ipotesi di tassare le sim ricaricabili - ha detto il viceministro pentastellato dell’Economia Laura Castelli - ci preoccupa molto. Anche le proposte alternative di tassare ulteriormente la clientela business, da più parti sollevate, trovano la nostra ferma contrarietà».

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