Professione

INTERVISTA - Gaetano Stella: «Mobilità europea e fondi, l’Ue investa sulle professioni»

di Giuseppe Latour

Cambiare il senso di marcia dei rapporti tra professionisti e istituzioni europee. Perché l’ultima legislatura comunitaria non ha dato a questa fondamentale categoria di lavoratori l’attenzione meritata.

È in questa direzione che andranno gli sforzi dello storico presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella nel ruolo di nuovo presidente del Ceplis, il Consiglio europeo delle libere professioni. Il suo mandato, dalla durata di tre anni, decollerà ufficialmente con il primo esecutivo del 2 luglio. Che, con una scelta significativa, sarà convocato a Milano anziché, come di consueto avviene, a Bruxelles.

Partiamo proprio da Bruxelles. Com’è in Europa la situazione per i professionisti?

L’ultima legislatura europea non è stata particolarmente favorevole per i professionisti. Ci eravamo abituati bene con le iniziative di Antonio Tajani, che aveva costituito un tavolo di lavoro per i professionisti e che aveva avviato un’interessante strada di rilancio dei fondi europei.

La Commissione uscente è andata in una direzione diversa?

La commissaria Elzbieta Bienkowska, che è arrivata dopo, non ha seguito l’indirizzo precedente e ha un po’ abbandonato il settore. Non ha lavorato con i professionisti come avrebbe dovuto. Le professioni hanno un’importanza sempre maggiore dal punto di vista economico. Penso che, quindi, vadano tutelate. Anche se molto dipenderà da quali saranno i nostri prossimi interlocutori nella Commissione.

Adesso quali sono i temi da affrontare?

Sicuramente, tra le priorità c’è la revisione delle direttive sui servizi e sulle qualifiche professionali. Si tratta di misure che sono a un punto morto. Ci sono problemi sia sul fronte del riconoscimento delle nuove professioni che sull’uniformità di recepimento delle direttive. Bisognerà intervenire.

Queste difficoltà hanno avuto un impatto sulla tessera professionale europea?

Certamente. C’è stata una mobilità scarsa per i professionisti e questo è un grande problema. La tessera professionale di fatto non ha funzionato. Andrà ripresa, perché i numeri dicono chiaramente che non ha avuto l’impatto atteso.

I fondi europei, invece, hanno avuto l’impatto atteso?

Non completamente. Stiamo partecipando ai tavoli sui nuovi fondi europei e anche su questi temi bisogna sensibilizzare la Commissione. È necessario che i fondi sin dall’inizio siano pensati per i professionisti. Sono necessarie linee di finanziamento tarate sulle loro esigenze e non, come è avvenuto in passato, finanziamenti nati per le imprese e poi adattati.

Pensa a temi particolari?

La digitalizzazione, ad esempio, oggi non viene affrontata negli studi professionali come meriterebbe: penso ad aree come la sanità. I professionisti, invece, devono essere aiutati a investire in digitalizzazione e vanno coinvolti maggiormente nelle decisioni.

In che modo?

Penso anche al dialogo sociale. In fase di costruzione delle norme europee che li riguardano bisogna coinvolgere maggiormente i professionisti: le regole attuali non prevedono questo tipo di partecipazione. Attuando questo allargamento, sarebbe molto facilitata l’adozione di normative comuni nel nostro settore.

Altro tema riguarda l’Erasmus...

Vorremmo lanciare dei progetti europei per potenziarlo, allargandolo ai professionisti: l’obiettivo è coinvolgerli sin dall’inizio per consentirgli di fare altre esperienze. Bisogna applicare un’idea di mobilità allargata.

Con la mobilità c’è il rischio di dumping sociale.

È un altro tema sul quale intendiamo vigilare. Penso di potenziare l’attività del Ceplis, per allargare il bacino dei paesi nei quali siamo in attività. Ci sono paesi con professioni in grande difficoltà, che fanno prestazioni dal basso valore aggiunto. Bisogna aumentare il lavoro in queste zone per prevenire il dumping.

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