Professione

Per i professionisti la chance (a pagamento) della certificazione reputazionale

L’Apart forma specialisti in grado di dare rating a imprese e individui ma ci sono costi annuali di iscrizione

di Nino Amadore

Si chiamano «Ram» (reputation audit manager) e «Rater» (reputation and trust expertise representative). Sono i nuovi professionisti della reputazione di individui e imprese: il Ram è il certificatore e consulente; Rater invece è promotore e consulente. Figure nuove di zecca coniate dall’Associazione professionale auditor reputazione tracciabile (Apart), vigilata dal ministero dello Sviluppo economico ai sensi della legge 4/2013 - che disciplina le nuove professioni non organizzate in Ordini o Collegi - nell’elenco degli enti che rilasciano ai professionisti-soci l’«attestato di qualità e qualificazione professionale dei servizi».

Le opportunità

L’attività di Ram potrebbe essere un’opportunità di lavoro aggiuntiva per le professioni tradizionali, ma anche per i titolari di licenze per eseguire investigazioni, ricerche, raccogliere informazioni per conto di privati. Per quanto riguarda i Rater basta essere diplomati. Secondo Apart ne servirebbero 42 mila (12mila Ram e 30mila Rater) nei prossimi anni per rispondere alla domanda che nasce dal nuovo sistema di certificazione della reputazione che passa attraverso il periodico online Crop News (Cronache reputazionali oggettive personalizzate) braccio operativo, spiegano i fondatori, «di Crop News onlus, una grande users community del Paese».  

Il primo appuntamento importante per gli aspiranti Ram e Rater è il 31 marzo, giorno di scadenza dei bandi per l’iscrizione a un corso gratuito di 125 ore. Per quanto riguarda i Ram, l’avviso pubblicato sul sito di Apart parla di una prima selezione di 3mila professionisti della reputazione (prima tranche di un totale di 12mila). Per quanto riguarda i Rater saranno selezionate 1.500 persone, prima tranche di 30mila. Figure professionali che ruotano attorno a un sistema imperniato sulla misurabilità, diciamo così, della reputazione di individui e imprese «che è trasformata - spiega Eduardo Marotti, presidente di Apart e di Crop News Onlus - da percezione soggettiva in un dato oggettivo».

L’algoritmo

Come funziona? Un algoritmo elaborato da Mevaluate Holding, società fondata nel 2013 e basata a Dublino che fa parte del Consorzio Petras (9 Università del Regno Unito e imprese internazionali come AT&T, Cisco, Toshiba, Telefonica, BT), classifica la reputazione con un rating di valutazione e ogni lettera del rating corrisponde a un’area specifica: penale, fiscale, civile, lavoro e impegno civile, studi e formazione (in questo caso solo per gli individui). Alla base del rating notizie supportate da documenti condivisi all’interno di una comunità di utenti. Notizie valutate anche grazie all’intelligenza artificiale. Due le pietre angolari del sistema, secondo  Apart: il Codice della reputazione universale e il Comitato etico mondiale (tra gli autorevoli componenti indicati da Apart c’è l’ex presidente della Corte costituzionale Giuseppe Tesauro, che ne è Advisor for international law) che attesta il rispetto dei valori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo relativamente ai calcoli elaborati dall’algoritmo.

Una novità assoluta, quella lanciata da Mevaluate, ma che ha dovuto ricalibrarsi per adeguarsi alle esigenze di tutela dei dati. Nel 2016, infatti, il Garante della privacy ha “bocciato” la piattaforma. La società ha presentato ricorso al tribunale di Roma, che lo ha accolto. La partita, però, è ancora aperta perché il Garante ha impugnato la sentenza in  Cassazione.  Si è chiuso invece con una sanzione di 26mila euro il procedimento aperto davanti al Garante a seguito delle segnalazioni di alcuni liberi professionisti che lamentavano l’invio da parte di Mevaluate di comunicazioni promozionali mediante posta elettronica certificata ma senza un esplicito consenso degli interessati.

Ultimo aspetto quello dei costi per l’avviamento e la gestione dell’attività: non serve alcun investimento in infrastrutture (per esempio la locazione di uno studio, utenze, segretaria e così via) poiché il lavoro si svolge online o presso i clienti e può essere gestito con le app scaricate sullo smartphone. Gratuita l’iscrizione ad Apart, mentre la “cassetta degli attrezzi” per svolgere la professione di Ram o Rater «ha un costo». I Ram il primo anno pagano subito 900 euro e una quota di 1.000 euro subordinata ai primi incassi. I Rater il primo anno pagano solo 900 euro. Dopo un anno e mezzo dall’iscrizione e per gli anni successivi sia Ram che Rater pagano 450 euro l’anno.

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