Adempimenti

ISA/1 - Per la facoltatività dell’invio serve una dote di 800 milioni

di Marco Mobili e Giovanni Parente

La facoltatività degli Isa per il primo anno di applicazione chiesta a gran voce dai commercialisti e altre categorie di professionisti deve superare due (grandi) ostacoli. Il primo è che serve una norma di legge. Il secondo è che occorrono nuove risorse per coprirla. Considerando che la maggiore base imponibile emersa dall’ultimo periodo d’imposta degli studi di settore (il 2017) è 2,1 miliardi, il nuovo Governo dovrebbe recuperare almeno 700-800 milioni per evitare una perdita di gettito. Una cifra a cui si arriva applicando alla maggiore base imponibile un tax rate cumulato tra imposte dirette, Irap e Iva del 35%-37% che emerge dall’esperienza sul “campo” di imprese artigiane e professionisti. Del resto, la norma istitutiva degli Isa (l’articolo 9-bis del Dl 50/2017) è chiara: «Non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». La facoltatività, la cui richiesta è diventata ancora più forte negli ultimi giorni dopo le modifiche a software e ai dati precompilati per alcune categorie a fine agosto, consentirebbe di non adeguarsi e quindi di non far emergere maggiore base imponibile. Trovare le coperture necessarie per il nuovo Governo, che sarà impegnato a sterilizzare gli aumenti Iva e a realizzare gli impegni programmatici, è quasi una mission impossible.

Dai consulenti del lavoro, che oggi a Roma daranno vita a un videoforum di confronto con le Entrate sulle questioni operative degli Isa, il vicepresidente del Consiglio nazionale Sergio Giorgini ricorda che «il rinvio passa dal legislatore ma c’è quasi un mese di tempo fino alla scadenza dei versamenti del 30 settembre». Per questo, continua, «chiederemo al nuovo Esecutivo la non applicazione degli Isa per quest’anno e l’utilizzo dei dati solo ai fini statistici».

Per i commercialisti la facoltatività resta la priorità assoluta, come dimostrano le dichiarazioni di martedì del presidente Massimo Miani ( si veda Il Quotidiano del Fisco di ieri ). Sullo scoglio delle coperture, il consigliere delegato alla fiscalità del Cndcec Maurizio Postal fa emergere il «dispiacere che per la salvaguardia di un gettito puramente nominale non si tenga conto delle difficoltà che tutti gli operatori stanno incontrando, in pratica siamo tutti un po’ prigionieri di una finzione». Ma, prosegue Postal, «è ragionevole pensare che, se non si interverrà adesso, anche l’Agenzia nel tempo dovrà non tenere conto o farlo in modo limitato dei risultati degli Isa 2019 per la selezione dei soggetti da controllare».

Sul fronte sindacale, Unagraco (Unione nazionale commercialisti ed esperti contabili) ha parlato ieri della disapplicazione degli Isa come «l’unica strada percorribile» per una «fattiva collaborazione con i professionisti e un leale rapporto tra fisco e contribuente».

A farsi sentire sono stati anche gli avvocati dell’Organismo congressuale forense (Ocf) che hanno sollecitato il ministero a «correggere le gravi criticità emerse». Mentre i tributaristi dell’Int chiedono al nuovo Governo di dimostrare discontinuità proprio disapplicando gli Isa.

Da artigiani, commercianti ed esercenti rappresentati in Rete imprese Italia arriva, invece, la proposta di «un’attenta osservazione, entro un congruo arco di tempo, dell’efficacia delle tecniche statistiche applicate e delle analisi economiche di riscontro di validità delle stime operate». Una sorta di «osservazione monitorata» degli Isa che dovrà avere come conseguenza «il riconoscimento della premialità in favore delle imprese che conseguono un alto punteggio di affidabilità, una più efficace valorizzazione delle cause di possibile non corretta applicazione dei nuovi indici da evidenziare nelle note aggiuntive e un’attenta valutazione, in un arco temporale di almeno due anni, degli operatori economici che presentano un punteggio gravemente insufficiente per il conseguimento del primo livello di premialità ancorché operanti in contesti produttivi non in crisi».

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