Controlli e liti

Prove di processo tributario telematico: un ricorso su cinque già online

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Il periodo di “riscaldamento” del processo tributario telematico (Ptt) sta per finire. Il passaggio dalla facoltatività all’obbligo di ricorso online (con l’eccezione dei contribuenti che si vorranno difendere da soli per liti fiscali fino a 3mila euro di valore) che scatterà dal 1° luglio sicuramente è destinato a cambiare l’organizzazione e la gestione del lavoro di professionisti, magistrati tributari e personale amministrativo delle Commissioni tributarie. Intanto, però, i dati 2018 contenuti nella Relazione annuale diffusa ieri dalla direzione Giustizia tributaria del Mef, guidata da Fiorenzo Sirianni, lasciano intravedere che non si partirà proprio da zero. Il 18,4% tra ricorsi in primo grado e appelli in secondo (quasi uno su cinque) hanno già imboccato la strada del Sigit (Sistema informativo della giustizia tributaria): 38.614 fascicoli sul totale dei 210.322 complessivamente depositati nel 2018. Questo è il dato da cui (ri)cominciare. Soprattutto quello dei ricorsi in Commissione tributaria provinciale, dove il primo passo online è percentualmente più basso (17,9%) e dove sono il contribuente e il suo difensore a doversi muovere per primi.

Allargando però il campo di osservazione, il processo tributario telematico sembra aver già guadagnato altro terreno. Per questo bisogna far riferimento anche alle controdeduzioni e agli altri atti. Inserendo anche questi nel conto complessivo, si arriva al 42,3% (ossia 790.713 depositi su un totale di 1.865.595). Tra i professionisti che hanno maggiormente utilizzato il Ptt, ci sono in testa avvocati (4.850) e commercialisti (2.000): insieme rappresentano il 93,7% del totale (7.314). A livello territoriale, il maggior numero di difensori già avvezzi alle modalità digitali si trovano in Campania (1.852 pari al 25,3% del totale), Lazio (1.205 pari al 16,5% del totale), Sicilia (750 pari al 10,3%) e Lombardia (710 pari al 9,7%).

L’effetto pace fiscale

Nel complesso, le controversie pendenti, che valgono complessivamente 42,9 miliardi tra primo e secondo grado, stanno diminuendo (-10,3% sul 2017) ma lo scorso anno si è assistito a una ripresa del contenzioso in ingresso in primo grado (+3,1%). Tuttavia si è registrata una riduzione del valore delle liti presentate del 14,9% (ossia 4,2 miliardi in meno). Riduzione che, come sottolinea la nota diffusa dal Mef, «si concentra nelle controversie con valore superiore a un milione di euro e può correlarsi all'utilizzo degli strumenti deflattivi e alle definizioni agevolate» previste dal decreto fiscale collegato alla manovra 2019. Anche la pace fiscale ha influito.

Amministrativi e giudici

Ma c’è un capitolo della relazione che lancia un segnale d’allarme anche in vista del debutto del processo tributario telematico. Viene fotografato, infatti, un sottodimensionamento sia della componente del personale amministrativo (che dipende dal Mef) sia dei magistrati tributari. Sotto il primo versante, il personale amministrativo non dirigente ha registrato una diminuzione di 31 unità rispetto al 2017, concentrata in particolar modo presso le strutture delle Ctp. A questo va aggiunto che i 1.876 dipendenti delle segreterie in servizio sono già 328 in meno rispetto alla dotazione organica sulla carta prevista da un Dm del 3 settembre 2015. E, in prospettiva, incombe la spada di Damocle di «quota 100» che potrebbe accelerare altre uscite.

Anche i giudici tributari sono diminuiti (-218) nel 2018. Un calo dovuto «sia al raggiungimento del limite d’età (75 anni) che alle sopravvenute dimissioni, che viene parzialmente compensato dalle nuove immissioni nei ruoli». Anche in questo caso c’è uno scostamento considerevole, quasi 1.900 unità (-40,2%), rispetto alla pianta organica prevista sulla carta. La prospettiva, poi, è che «a causa del raggiungimento del limite del settantacinquesimo anno di età, il numero dei giudici si ridurrà, nel corso del biennio 2019-2020, rispettivamente di 131 e 119 unità».

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