Professione

Miani: «Commercialisti, il futuro è nella specializzazione»

Intervista al presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti

di Maria Carla De Cesari

Fisco semplice, nuove opportunità professionali, equo compenso e limitazione proporzionale della responsabilità, specializzazioni: gli Stati generali dei dottori commercialisti, convocati a Roma il 20 febbraio presso il Convention center La Nuvola, hanno l’ambizione di segnare l’agenda della professione nei prossimi mesi.

Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale di categoria, ha scelto la discontinuità: al tradizionale incontro tra i vertici della categoria con la politica e le istituzioni si accompagnerà la discussione sui dossier aperti nella professione. I rappresentanti del Consiglio nazionale, infatti, dialogheranno con i delegati sindacali e con alcuni professionisti, consiglieri di Ordini, che si sono candidati al confronto. L’auspicio è che il risultato – anche se resteranno i distinguo – possa essere presentato come la richiesta dei dottori commercialisti su fisco, equo compenso, specializzazioni e sbocchi occupazionali.

Presidente, i tavoli di lavoro hanno dato un buon risultato?
Ci siamo confrontati, abbiamo accettato suggerimenti e modifiche, ma ci possono sempre essere distinzioni e a questo punto dovrebbe prevalere il rispetto della maggioranza.

Equo compenso, perché il ritorno alle tariffe?
Perché ci sono funzioni di interesse pubblico che presuppongono responsabilità e per le quali deve essere garantito un equo compenso. Se si prevedono i sindaci anche nelle piccole società contro la crisi si deve anche garantire un compenso adeguato alle responsabilità. Altrimenti è facile dire: chi me lo fa fare?

L’argomento più spinoso è senz’altro quelle delle specializzazioni. Ci sono ancora contrasti?
Intanto non abbiamo finito la discussione. Tuttavia, non credo che la questione debba essere risolta con referendum. Chi ha la rappresentanza è eletto per assumersi responsabilità di decisioni strategiche.

Le specializzazioni, è questa la contestazione, si innestano su attività non riservate?
Al di là delle attività di base ci sono attività specialistiche. Un esempio è quello dell’Albo dei curatori.

Un Albo esterno, ma le specializzazioni sono il rimedio per internalizzare?
Intanto ci proviamo. Almeno per il futuro.

Si è aperto il tavolo per la riforma fiscale. Il focus è sull’Irpef. È giusto iniziare da qui?
Sì, il tema dell’Irpef è centrale. Si dovrebbe avere chiaro che la riforma dovrebbe porsi come obiettivo non un ridisegno astratto della progressività Irpef. A parità di reddito di lavoro o di pensione lordi, occorre garantire una sostanziale parità anche di reddito netto disponibile. Non può infatti esservi tema più urgente della sperequazione tra reddito disponibile dei lavoratori dipendenti e reddito disponibile dei lavoratori autonomi, a parità di salario e reddito lordo.

Ma lo scorso anno i lavoratori autonomi sono stati destinatari dell’aliquota del 15 per cento.
Se si ragiona in termini di reddito disponibile, dopo i contributi a carico del lavoratore, l’Irpef e le relative addizionali ci si accorge anche che la tanto discussa flat tax per le partite Iva individuali crea delle sperequazioni, ma solo tra lavoratori autonomi che ne possono beneficiare e lavoratori autonomi che viceversa ne sono esclusi, perché hanno ricavi o compensi superiori a 65mila euro che vengono abbattuti da costi altrettanto significativi, determinando redditi medio-bassi.

Vuole dire che l’emergenza Irpef è quella del riequilibrio sui redditi di lavoro autonomo?
Il ridisegno deve partire da un obiettivo di equità nel prelievo complessivamente esercitato da imposte e contributi, guardando – a parità di lordo – al reddito disponibile. Per fare questo è necessario distinguere tra ciò che è previdenza e ciò che è assistenza.

Previdenza a carico del reddito di lavoro e assistenza a carico della fiscalità generale?
Sì. L’assistenza dovrebbe essere finanziata dalla fiscalità generale e non gravare esclusivamente, sotto forma di contribuzione aggiuntiva, sui redditi da lavoro.

Come va tracciata la curva della progressività Irpef?
Occorre concentrarsi anzitutto sui redditi tra 28mila e 55mila euro, per i quali l’aliquota marginale Irpef del 38%, cui vanno aggiunti dai due e ai tre punti percentuali di addizionali regionali e comunali, costituisce una declinazione della progressività che non può definirsi costituzionale, bensì espropriativa.

È ottimista?
Sulla riforma del fisco la coperta è molto corta.

E sulla professione?
Ci vorranno anni, ma la professione del futuro sarà migliore e rispecchierà meglio i sacrifici e l’impegno degli anni di studio.

GLI STATI GENERALI
Giovedì 20 febbraio, dalle ore 10.30 a Roma, presso il Convention center La Nuvola, Viale Asia 40

Alla tavola rotonda «Il ruolo dei commercialisti per la legalità» parteciperanno David Ermini, vicepresidente Csm, e Biagio Mazzotta, Ragioniere generale.

Alla seconda sessione dei lavori interverranno Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ed Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità.

Nel pomeriggio quattro tavole rotonde.

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