Professione

Ruffini (Entrate): «Giustizia sociale e fisco equo»

Auguri di buon lavoro dal neodirettore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini

di Ivan Cimmarusti

Gli auguri di «buon lavoro» del neo direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini arrivano ai dipendenti in un momento caldo per l’Agenzia, con i sindacati sul piede di guerra per gli «inadeguati» stanziamenti destinati a rafforzare la struttura con la funzione di gestire le entrare erariali.

Semplificazione, servizi ai cittadini, contrasto all’illegalità e lotta all’evasione fiscale sono i punti su cui si è focalizzata l’attenzione di Ruffini, che ora si trova a dover far coincidere gli obiettivi con le richieste dei dipendenti, stanchi dei «tagli subiti in questi anni», dicono i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa, Confsal Unsa e Flp.

I piani

Di certo Ruffini parte con tutte le buone intenzioni. Le parole chiave della sua lettera ai dipendenti sono «giustizia sociale» e «fisco equo», l’unico - ritiene - in grado di accompagnare davvero la crescita dell’economia a cui tutto il Paese deve puntare. Secondo il direttore, tornato in sella all’Agenzia dopo un anno e mezzo dal precedente incarico, «è una nuova stagione di riforme in materia tributaria per rimettere tutti sul fuso orario di un Paese moderno e sostenere la crescita, le partite Iva, chi fa impresa, le famiglie, così come i professionisti del settore». Obiettivi che ricalcano le mire del Governo, soprattutto alla luce delle intenzioni di dare battaglia all’evasione fiscale.

La lotta all’evasione

Ruffini torna alle Entrate con una partita difficile: recuperare i 3,2 miliardi che il Governo intende incamerare dalla lotta all’evasione, che devono aggiungersi ai 14 miliardi già previsti, come livello minimo, dalla convenzione triennale Agenzia-Mef, arrivando a un totale di 17-18 miliardi di euro. Il tutto con una protesta dei dipendenti per le carenze degli investimenti destinati anche all’agenzia delle Dogane - diretta da Marcello Minenna - che non s’è placata neanche dopo l’annuncio del vice ministro dell’Economia Antonio Misiani di un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto milleproroghe, che prevede degli stanziamenti aggiuntivi che andrebbero ad alimentare il Fondo delle risorse decentrate delle agenzie. Un provvedimento ritenuto «assolutamente inadeguato», dicono i sindacati.

Le carenze

Non solo. Ruffini trova una carenza ormai cronica a livello dirigenziale: ad aprile 2019 è scaduto il comitato esecutivo incaricato di valutare le scelte strategiche aziendali e deliberare sui regolamenti, il bilancio, i piani aziendali e gli atti generali che regolano il funzionamento dell’Agenzia. Scaduti anche i capi team: 2.600 funzionari con compiti dirigenziali che sono responsabili a livello locale dei rimborsi, dei controlli di piccolo livello e delle conservatorie del Catasto.

Quadro complesso

«Sono consapevole di trovare un quadro complesso», scrive ancora Ruffini, assicurando che i problemi dell’Agenzia saranno una priorità del suo lavoro. «Svolgiamo un servizio importante, necessario. Chiediamo anche di essere rispettati come servitori fedeli dello Stato. Cercherò di ricordarlo sempre a tutti. Così come ricorderò sempre a tutti – a tutti i livelli – il lavoro e la professionalità delle donne e degli uomini di agenzia delle Entrate e di agenzia delle Entrate-Riscossione, due grandi strutture che devono funzionare nel migliore dei modi proprio per il ruolo centrale, fondamentale che hanno per lo Stato e gli italiani».

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