Controlli e liti

Svizzera, Albania e Serbia escono dalla lista grigia dei paradisi fiscali

di Alessandro Galimberti e Beda Romano

Svizzera, Albania e Serbia escono dalla grey list europea. Lo hanno deciso i ministri delle Finanze, riuniti ieri in Lussemburgo per il consueto meeting mensile, prendendo atto dei progressi delle tre amministrazioni di fatto confinanti o comunque molto prossime all’Italia e al suo sistema finanziario.

I Ventotto hanno deciso di aggiornare le due liste con le quali l’establishment comunitario sta mettendo sotto pressione - più che altro moral - le giurisdizioni che non cooperano nella lotta all’evasione fiscale. La prima lista è quella detta nera, che raggruppa i paradisi fiscali per nulla cooperativi. Da questa lista, verranno derubricati gli Emirati Arabi Uniti e le isole Marshall. Mentre il primo paese è stato derubricato del tutto, il secondo è finito nella lista grigia. A questa seconda lista, appartengono i paesi che si sono impegnati a collaborare nello scambio automatico di informazioni, ma che ancora non rispettano pienamente le regole concordate. I Ventotto hanno tolto da questa lista cinque paesi: la Svizzera, l'Albania, la Serbia, il Costarica e la Repubblica di Mauritius. Nella lista nera rimarranno nove giurisdizioni; assai più numerosi invece quelli nella lista grigia.

L’uscita degli Emirati Arabi dalla black list, tema problematico della revisione periodica di marzo scorso, è il dato politico più significativo, insieme alla riabilitazione oramai quasi piena dei tre Paesi confinanti con l’Italia. Tuttavia bisogna ricordare che le liste della prescrizione fiscale europea, varate 22 anni fa, hanno un raggio d’azione piuttosto limitato (di fatto impediscono solo la destinazione di fondi comunitari nel paesi “canaglia”) e fungono più che altro da soft power. A livello continentale un grado di incisività ben maggiore rivestono le liste dell’antiriciclaggio, che hanno effetti “bannanti” della giurisdizione colpita. Sullo sfondo e a livello globale è l’Ocse a rappresentare regole di ingaggio e rating delle amministrazioni fiscali ammesse o meno al tavolo di paesi white. Durante la sua recente audizione parlamentare, il candidato-commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha spiegato la settimana scorsa che «il soft power della lista nera europea è comunque forte; funziona bene e fa cambiare atteggiamento a molti dei peggiori regimi fiscali al mondo» (si veda Il Sole 24 Ore di venerdì 4 ottobre). Commentando le decisioni di ieri, l’eurodeputato ecologista tedesco Sven Giegold ha però notato che dalle liste europee sono assenti gli Stati Uniti nonostante il paese «non partecipi allo scambio di informazioni e le società cassette-postali restano opache agli occhi delle autorità Ue». Dal canto suo, Chiara Putaturo, dell’organizzazione non governativa Oxfam, ha osservato che «la Svizzera ha abolito il regime fiscale preferenziale, ma continua ad offrire generosi incentivi e aliquote basse alle aziende».

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