Controlli e liti

Prosciolti i professionisti accusati di riciclaggio per l’evasione fiscale della cliente

di Alessandro Galimberti

È finita con l’archiviazione l’indagine per ricettazione aperta lo scorso anno dalla Procura di Milano sullo studio legale sospettato di aver riciclato i proventi di evasione fiscale di una facoltosa cliente – e che per questo motivo si era visto sequestrare i conti della Stp.

Il giudice per le indagini preliminari, Guido Salvini ieri ha ratificato il patteggiamento della contribuente all’origine dell’inchiesta - una signora 92enne erede di una catena di negozi di lusso degli anni ’80 e ’90 – prendendo atto dell’avvenuto risarcimento del danno (oltre 15 milioni di tasse arretrate) ma nel frattempo è stato archiviato il fronte di indagine più impegnativo, quello sullo studio associato del legale dell’imputata.

Nell’estate scorsa il Gip Salvini aveva infatti emesso il decreto di sequestro sui conti della Stp, ipotizzando il reato di riciclaggio a carico della società stessa – nonostante il fatto reato fosse imputato a un solo socio - e mettendo i sigilli su 631.953 euro trovati sul conto di studio aperto presso una banca bergamasca.

Il prosieguo dell’indagine aveva però portato nei mesi scorsi la procura a dissequestrare il conto corrente e successivamente ad archiviare il fronte d’indagine sull’ipotesi di riciclaggio. Nella rete dell’inchiesta insieme all’anziana signora (a cui era stata contestata la fittizia residenza in Svizzera, dimostrata tra l’altro con le abitudini di vita, le consuetudini di spesa e le utenze controllate dalla Guardia di Finanza a Milano) è rimasto solo il consulente legale, che ha patteggiato sei mesi di reclusione convertiti in una multa di 45mila euro.

Secondo le risultanze dell’indagine, l’avvocato della signora l’avrebbe accompagnata più volte in Svizzera e ritorno, consigliata su come liberarsi dalla marcatura ereditaria del figlio (che l’aveva denunciata al fisco), e indotta a chiudere i rapporti con banche italiane e svizzere per saltare direttamente a Jersey, mentre l’altro consulente britannico (il trustee) la convinceva a trasformare il trust svizzero in uno nuovo di Jersey, anche per evitare alcune prospettate irregolarità commesse proprio a Lugano (non aver persistito, il trust, nell’attività di fondazione benefica per cui era stato istituito).

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