Imposte

Ritenute sui dividendi, il certificato di residenza francese salva la holding

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito

Una società holding non può fornire gli stessi indizi di operatività di una società commerciale ai fini della verifica del requisito del beneficiario effettivo, necessario per l’applicazione della direttiva “madre-figlia”. Lo ha affermato la Ctp Milano con la sentenza 2237/1/2019 (presidente Roggero, relatore Chiametti) che accoglie il ricorso di una società italiana, controllata di una società francese, contro l’atto impositivo con cui l’agenzia delle Entrate contestava l’esenzione da ritenuta applicata sui dividendi “in uscita” pagati alla controllante.

Ma andiamo con ordine. L’agenzia delle Entrate emetteva un avviso di accertamento nei confronti di una società italiana facente parte di un gruppo multinazionale. Tra i vari rilievi, l’Agenzia contestava alla società l’omessa applicazione della ritenuta sui dividendi corrisposti nell'anno 2013 alla propria casa madre francese. A detta dell’ufficio, la non imponibilità in Italia dei dividendi “in uscita”, prevista dall'articolo 27-bis del Dpr 600/1973, attuativo dei princìpi la direttiva “madre-figlia”, non poteva essere applicata perché la società francese non rappresentava la beneficiaria effettiva delle somme, ma costituiva un soggetto meramente interposto nella catena partecipativa, che proseguiva, in realtà, fino alla capogruppo avente sede nelle isole Bermuda. In altri termini, per il Fisco la società francese costituiva solo una “costruzione di puro artificio” con lo scopo di dirottare fuori dall’Ue, sotto forma di interessi passivi, i dividendi erogati dalla società italiana, con evidente beneficio fiscale.

La società impugna l’avviso di accertamento, sia facendo valere principi di diritto, tra cui la libertà di stabilimento per le holding “pure” (cioè che svolgono attività di mera detenzione di partecipazioni), sia fornendo elementi concreti utili a provare la “sostanza economica” della società holding francese. In particolare, sotto il profilo fattuale, la società forniva elementi a conferma delle funzioni infragruppo svolte dalla controllante nonché della complessiva logica economico-imprenditoriale che alcuni anni prima aveva guidato la riorganizzazione del gruppo e l'elezione della società francese quale holding a capo di circa 40 società nell’area Emea.

La Ctp accoglie il ricorso della società ritenendo infondata la ricostruzione dell’ufficio principalmente sotto un profilo fattuale, rilevando, nel solco tracciato dalla Suprema corte, che la valutazione della sostanza economica di una società deve essere effettuata caso per caso, in funzione delle attività dalla stessa concretamente svolte. Nel caso in esame, partendo dall’assunto secondo cui ad una società holding non possono essere richiesti gli stessi indizi di operatività di una società commerciale, i giudici riconoscono la “sostanza economica” della holding francese e la bontà delle ragioni sottese al complesso progetto di riorganizzazione che aveva portato alla sua costituzione. Infatti, tale riorganizzazione ha consentito al gruppo di rafforzare la propria presenza nell’area Emea apportando crescita e innovazione in ogni settore di attività. Su queste basi, la Ctp qualifica la holding francese come “beneficiario effettivo” delle somme in contestazione e di conseguenza annulla l'avviso di accertamento e condanna l'ufficio al pagamento della spese di lite.

Ctp Milano 2237/1/2019

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