Imposte

VERSO LA MANOVRA / Il decreto fiscale mette sotto tiro le frodi carosello

di Maurizio Caprino

Se c’è frode sull’Iva, è una questione di documenti. Le frodi sulle accise, invece, sono legate ai prodotti fisici: benzina e gasolio rubati o fatti uscire illegalmente da depositi o provenienti da Paesi a fiscalità leggera e importati clandestinamente in Italia. Il decreto fiscale che dovrebbe andare a breve in Consiglio dei ministri agisce su entrambi i fronti.

Sul fronte Iva, la tipologia di evasione principale è la frode carosello che parte da una dichiarazione d’intento fasulla. Semplificando: si mette in piedi una serie di società che si passano il prodotto fra loro. Il primo acquisto è effettuato da una di queste società (detta cartiera, fantasma o missing trader) presso un fornitore esterno, non pagando l’Iva. Ciò è legale quando l’acquirente emette una dichiarazione d’intento, cioè una lettera in cui attesta di essere un soggetto strutturalmente a credito di Iva (perché esportatore abituale). Però qui si dichiara il falso, per cui la cartiera non fa altro che accumulare Iva a debito: non la paga in entrata, mentre incassa quella sulla rivendita dello stesso prodotto alle altre società del gruppo, che avviene con Iva. Sennonché, quando il debito emerge, la società cartiera ha già chiuso e per rivalersi resta solo l’amministratore, di solito un prestanome nullatenente. Va notato che le altre società della catena (dette filtro) portano a credito l’Iva che dichiarano pagata sugli acquisti successivi al passaggio dalla cartiera. E il meccanismo si può ripetere ogni volta che quella stessa partita di merce sia esportata (in modo reale o fittizio) in altri Paesi.

Dunque, tutto parte dalla dichiarazione d’intento, al centro da anni nelle analisi di rischio di Guardia di finanza, agenzia delle Entrate e agenzia delle Dogane. E le associazioni di categoria degli operatori della filiera, tra le quali non mancano i contrasti (per esempio, l’Unione Petrolifera giudica efficace la fattura elettronica, Assopetroli-Assoenergia in prospettiva vorrebbe il reverse charge), concordano nel chiedere l’abolizione della dichiarazione. La bozza di decreto fiscale circolata nei giorni scorsi la prevede, limitatamente a benzina e gasolio destinati a essere utilizzati nei motori. Le dichiarazioni dovrebbero restare ammesse solo per il gasolio commerciale, utilizzato da alcune imprese di trasporto merci e passeggeri in ambito perlopiù internazionale e quindi strutturalmente a credito d’Iva.

Sul fronte delle accise, le frodi sono possibili nascondendo il prodotto ai controlli e alla contabilità che normalmente lo seguono nei vari passaggi tra raffineria, depositi e impianti di erogazione al pubblico (pompe stradali o all’interno di aziende). È quindi determinante tracciare ogni movimento in tempo reale, per verificare se il prodotto si trova effettivamente dove risulta dai documenti.

Le leggi di Bilancio 2016 e 2017 hanno già introdotto una stretta, basata soprattutto sulla telematizzazione dei documenti e ancora in via di completa attuazione. La bozza di decreto fiscale prevede - tra le altre cose - anche la confisca per equivalente, un accorciamento ad appena 24 ore del termine entro cui un deposito deve dichiarare di aver ricevuto un prodotto in sospensione di accisa e l’obbligo per i concessionari autostradali di fornire a Gdf e Dogane tutti i dati sui transiti di ogni autobotte.

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